L’integrazione e la pace

Una lunga intervista con Il re di Giordania, Abdallah II, è stata trasmessa ieri sera dal primo canale della televisione israeliana. Nato nel 1962, il re parlato con calma, senza la solita retorica contro Israele, più come un giovane amico memore dell’amicizia fra suo padre re Hussein e il premier Rabin. E ha allargato il campo delle conversazioni che si apriranno questa settimana, il 2 settembre, a Washington fra israeliani e palestinesi. “Il quadro più largo per il popolo israeliano è l’integrazione d’Israele nel mondo arabo-islamico. Questo è il premio”, ha detto. Poco dopo è tornato sull’argomento aggiungendo: “Se israeliani e palestinesi si siederanno al tavolo e risolveranno i loro problemi, allora tutti questi elementi che tentano di agire per la distruzione di Israele, non avranno più una giustificazione, non solo nella regione ma anche più lontano da qui”. Argomento per ora ipotetico, ma non privo di fascino. L’integrazione di Israele nel Medio Oriente sarebbe indubbiamente una meta che meriterebbe dei sacrifici.

Sergio Minerbi, diplomatico