Qui Padova – Un anno per l’ebraismo
Nelle preghiere che recitiamo durante i due giorni di Rosh Ha-Shanà, più volte esprimiamo il concetto che il sostegno fondamentale per le nostre suppliche si trovi nel merito acquisito dal mancato “sacrificio di Isacco”. Tuttavia, il brano della Torah che racconta l’episodio solenne della ‘Akedàt Ytzchak (legatura di Isacco; Genesi cap. 22), atto di grande fede richiesto ad Abramo, lo leggiamo nel secondo giorno mentre il primo giorno, leggiamo il brano che racconta vicende di vita quotidiana relativi alla crescita di Isacco (Genesi cap. 21). Se l’ultima prova del nostro primo patriarca costituisce un elemento fondamentale nel processo di Teshuvà sarebbe stato opportuno fissarne la lettura nel primo giorno. Questa disposizione delle letture bibliche di Rosh Ha-Shanà ci vuole indicare che una vita ebraica si fonda sia su momenti solenni sia sulla quotidianità. Per Abramo, come per tutti noi, vivere i problemi quotidiani del nostro ebraismo richiedono forse uno sforzo maggiore rispetto a quello necessario per un gesto – anche se solenne – da compiere poche volte all’anno o addirittura una volta nella vita. Quando in questi giorni il Bet HaKeneset si riempirà di tante persone, molte delle quali non sono solite frequentarlo, rinnoviamo il nostro impegno affinché tutti possano trasmettere la solennità di questo momento in tutti gli altri giorni dell’anno fino a che, ognuno di noi, possa dimostrare di aver trasformato un ebraismo “occasionale” in uno, più difficile sì, ma quotidiano.
La sopravvivenza delle nostre Comunità passa necessariamente per questo percorso…Shanà Tovà.
Adolfo Locci, rabbino capo di Padova