Lettera aperta a Gheddafi
Egregio Colonnello Muhammar Al Ghaddafi,
a scriverle è un giovane italiano figlio di genitori libici. Queste mie origini un po’ bengasine e un po’ tripoline mi hanno sempre portato a seguire le vicende del suo popolo con particolare attenzione. Sono convinto che il mio paese abbia commesso dei gravi errori in Libia nel corso del XX secolo. Per questo è stato giusto pagare.
Fortunatamente però, Lei e il presidente Berlusconi due anni fa avete deciso di dar vita a una nuova e amichevole stagione di rapporti tra i nostri Stati. Un Trattato di Amicizia che è stato firmato per fare un salto di qualità nelle relazioni italo-libiche e per porre rimedio agli errori del passato.
Su passato e presente vorrei porle alcune domande. In primis: Lei è in Italia come capo di Stato, come capo di Governo o come leader religioso? Dopo la lezione di Corano e le dichiarazioni sull’Islam come religione d’Europa mi sentivo un po’ confuso sul senso della sua visita qui. Sa, in occidente non siamo abituati a capi di Stato che invitano a conversioni di massa. E poi lei, da conoscitore della storia, dovrebbe sapere che è decisamente più probabile una Libia laica che un’Europa musulmana. Inoltre se proprio deve tenere delle lezioni di cultura islamica perché non invitare anche degli uomini? Ammesso che sia vero ciò che lei dice sul rispetto della donna nel suo paese. Ma non le pare che cosi si discriminino gli uomini?
Nella Sura Al-Qasas è detto: “Non sei tu che guidi coloro che ami: è Allah che guida chi vuole Lui. Egli ben conosce coloro che sono ben guidati”. Se per lei è una priorità far conoscere la cultura islamica faccia pure. Ma abbia rispetto per chi al suo credo non è interessato.
Mi farebbe piacere sapere se ha gradito la libertà di espressione di cui dispone in Italia. Glielo chiedo perché Lei sa bene che né il mio Primo Ministro né il mio Ministro degli Esteri avrebbero potuto tenere il suo stesso comportamento con reciprocità: oltre che per ovvie ragioni politiche, per il fatto che il proselitismo nel mondo arabo è spesso vietato. Allora Le rivolgo un invito. Se Le è piaciuta la libertà di cui ha disposto in Italia, europeizzi la sua Libia! Europeizzi quel mondo arabo teocratico! Offra quella stessa libertà ai suoi milioni di cittadini.
Sia chiaro che nell’Europa laica i musulmani sono benvenuti e le diversità sono considerate una ricchezza. Ma le sia altrettanto chiaro che gli unici benvenuti nel mondo europeo sono coloro che accettano di integrare al proprio pensiero e alle proprie abitudini l’etica del vecchio continente.
Questa ricorrenza cade nel periodo di Ramadan. È bello che sia scelto questo periodo di espiazione e perdono per celebrare l’amicizia italo-libica. Un altissimo momento spirituale per i musulmani di tutto il mondo a cui rivolgo il mio più sincero augurio. Lei da persona religiosa qual è sa benissimo che spesso il perdono è un atto bilaterale. Bisogna perdonare e bisogna farsi perdonare, e infine le chiedo: visto che il Governo Italiano ha esplicitato chiaramente la sua volontà di farsi perdonare per gli errori del passato non crede sia giunto il momento di risarcire quegli italiani e quegli ebrei che nella sua Jamaria hanno lasciato ogni bene? I tempi non sono maturi affinché la Libia chieda scusa e risarcisca queste migliaia di persone?
In attesa di una Sua risposta, che probabilmente non arriverà, Le do un suggerimento di cui spero non abbia bisogno: la mancanza di rispetto alla lunga logora.
Vito Kahlun