La responsabilità di chi insegna
Per la prima volta in vita mia mi ritrovo ad affrontare gli esami di settembre. Dall’altra parte della cattedra non ci sono due o tre mesi di studio e non c’è l’apprensione per l’esito, ma è comunque una piccola seccatura: preparare la prova, né troppo facile né troppo difficile, assistere allo svolgimento, correggere, discutere sui risultati. A pensarci bene, però, questa seccatura non è un’ingiustizia, perché se gli allievi non imparano la responsabilità è anche nostra. Ci sarà qualcuno che regala le sufficienza per evitare seccature, ma c’è anche qualche insegnante che cade nell’errore opposto e crede di dimostrare la propria serietà con la severità, come se somministrare tante insufficienze fosse un merito e l’effettiva preparazione raggiunta dagli allievi non fosse un problema suo. Non è così che funziona: il nostro mestiere dovrebbe consistere nell’insegnare a tutti, non solo a chi è bravo e ne ha voglia. E’ compito nostro trovare le motivazioni e le parole adatte per ciascuno. Poi chiaramente non sempre ci si riesce e spesso davvero non è colpa nostra, ma la piccola seccatura di settembre ha la funzione di ricordarci qual è il senso del nostro mestiere.
Anna Segre, insegnante