Voci a confronto
La possibile, prossima fine per lapidazione della signora Sakineh è anche oggi argomento di numerosi articoli. Avvenire ricorda tuttavia che anche tante altre donne si trovano in identica situazione, anche se il mondo non ne parla, e questo avviene non solo nell’Iran. In particolare una giovane iraniana, condannata quando aveva solo 15 anni, attende il compimento del 18esimo compleanno per potere essere lapidata; nel frattempo sembrerebbe che le sia stata perfino inflitta la barbara tortura di una finta lapidazione. Ci ricorda poi questa testata che la lapidazione non è prescritta da alcun versetto del Corano, ma sarebbe menzionata in un versetto che sarebbe andato perduto… Il Corriere, in un articolo di Viviana Mazza, osserva che i “politici dell’opposizione” non fanno sentire la loro voce sull’argomento preferendo ricordare i condannati in attesa di esecuzione per tante altre accuse. Sergio Romano risponde sul Corriere a Emmanuel Arnati, direttore del centro Camuno di studi preistorici, che sostiene di aver identificato nel monte Har Karkom, che si trova nel Negev, non solo un monte ritenuto sacro nell’antichità, ma anche quello che sarebbe stato il biblico Monte Sinai. L’annuncio di questa teoria sarebbe stata la causa dell’interruzione delle sovvenzioni dei governi italiano ed israeliano ai suoi lavori. Come scrive anche Romano, anche noi ignoriamo le basi scientifiche che stanno dietro questa teoria, ma dobbiamo osservare che, qualora questa fosse confermata da inoppugnabili ritrovamenti archeologici, Israele, dove nessuno ha mai ha affermato con certezza che il luogo dove si trova il monastero greco-ortodosso di Santa Caterina sia effettivamente il Monte sul quale furono consegnate le Tavole della Legge, avrebbe solo tutto da guadagnare, riportando tale luogo nei propri confini; certe parole di Romano appaiono quindi ancora una volta del tutto fuori luogo. Bene avrebbe invece fatto a ricordare che nell’ebraismo si è sempre molto cauti prima di accettare simili riconoscimenti per evitare qualsiasi atto successivo di idolatria. Mario Dergani su Libero riferisce degli aiuti del mondo al popolo palestinese, che avrebbe ricevuto almeno 3,47 miliardi di dollari nel solo 2009; le cifre stanziate a Parigi nel 2007, destinate a favorire la nascita del futuro stato, sono state perfino maggiori di quanto richiesto allora dai palestinesi. Ancora una volta viene da chiedersi se, a fronte di tali cifre, i dirigenti palestinesi possano essere invogliati a cambiare la loro politica, anche se ora si arriva a parlare di un pacchetto di 40 – 50 miliardi da versare dai vari stati qualora lo stato di Palestina dovesse nascere. Su Repubblica Rampini riferisce le parole pronunciate da Terry Jones, pastore di una chiesa che annovera 50 anime; le sue dichiarazioni di voler ricordare l’11 settembre, casualmente quest’anno anche data di chiusura del Ramadan, bruciando pubblicamente il Corano, hanno già suscitato numerosi atti di protesta in tutto il mondo islamico, e sono state condannate dal Vaticano, dalla Casa Bianca e da numerosi leaders tra i quali il generale Petraeus, tutti molto preoccupati per le conseguenze che un simile atto sacrilego potrebbe avere. Sull’Herald Tribune troviamo una nuova analisi delle difficoltà incontrate dalla politica estera ed economica di Obama; la sua apparente marcia indietro sui vari fronti viene ora molto apprezzata dal giornalista Greenway. Repubblica, dopo le altre testate dei giorni scorsi, intervista lo scrittore Grossman che nega di avere intenzione di abbandonare Israele, mentre non si rifiuta a una serie di domande che mettono in luce le sue preoccupazioni circa la politica di un governo al quale egli, come uomo di sinistra, ha pienamente diritto di opporsi. Infine su le Monde viene riportata la morte del sociologo israeliano, polacco di nascita, Shmuel Noah Eisenstadt, uno dei più attenti e partecipi osservatori dell’esperienza storica ebraica i cui molteplici aspetti non possono essere spiegati unicamente con la fede. A conclusione di un 5770 denso di avvenimenti riportati dal nostro direttore Guido Vitale, l’Osservatore Romano nota che ben 41 paragrafi sono stati dedicati al confronto con la Chiesa cattolica, a dimostrazione che di dialogo si tratta, e non di uno sterile monologo.
Shalom, Salam sono le parole pronunciate dal rabbino capo Riccardo Di Segni per la coincidenza della fine del Ramadan con il Capodanno ebraico; che l’anno nuovo sia di buon auspicio per la agognata pace. Shanà tovà a tutti
Emanuel Segre Amar