abbigliamento…
“Dress code”, lo chiamerebbero in inglese. Il modo prescritto di vestirsi in certi luoghi o situazioni; il segnale che si manda con qualsiasi abbigliamento si indossi. Non fa eccezione, anzi, lo sottolinea in tanti momenti la nostra tradizione. Alla vigilia di Rosh haShanà è prescritto un bagno di pulizia, e ordine nella capigliatura e barba; i vestiti della festa dovranno essere eleganti e sobri (Shulchan ‘Arukh, O. Ch. 581:4). Ma Rosh haShanà è anche giorno di giudizio. Non si recita l’Hallel perché non è una festa di completa allegria. Ma allora perché curare l’aspetto fisico e l’abito? Una risposta la troviamo in una storia di Bereshit: quando Josef viene fatto uscire dal carcere per andare a interpretare i sogni del Faraone venne rasato e cambiato di abito (Bereshit 41:14); nella storia di Ester (strettamente legata a quella di Josef) a Mordekhai viene interdetto l’accesso al palazzo reale “perché non si entra nella porta del re vestiti di sacco” (Ester 4:2). Quindi la risposta è semplice; dobbiamo vestirci bene perché stiamo presentandoci a Colui che, proprio in questi giorni, è proclamato Re.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma