…pena di morte
Mentre aspettiamo di sapere cosa succederà a Sakineh, se i macellai di Teheran rinunceranno o meno alla loro preda in seguito alle proteste di mezzo mondo, è forse il caso di cogliere l’occasione per appoggiare con più forza la campagna sull’abolizione della pena di morte. Una campagna a cui l’opinione pubblica presta normalmente, almeno in Italia, una scarsa attenzione, tranne quando si presentano casi clamorosi come questo. La pena di morte è ancora presente in troppi paesi, e non tutti paesi, come l’Iran o la Cina, sottoposti a regimi non democratici. Rilanciando con forza la campagna per la sua abolizione, possiamo far sì che essa diventi un discrimine: il confine tra i Paesi in cui esiste libertà e quelli in cui non esiste, in cui si è cittadini e non sudditi, in cui a bussare alla porta all’alba è il lattaio e non la polizia. Il confine insomma fra civiltà e barbarie. Shanà Tovà.
Anna Foa, storica