Qui Roma – La grande attrazione del Museo ebraico
Si è chiusa con un incremento di presenze rispetto allo scorso anno la Giornata della Cultura Ebraica a Roma, dedicata al tema del rapporto controverso fra arte ed ebraismo, la cui scelta probabilmente è stata fra le ragioni del successo di questa edizione. Ormai tradizionale l’apertura gratuita del Museo ebraico, che resta comunque una delle attrazioni principali per il pubblico, come testimonia la fila di persone, in coda per ammirare la collezione permanente oltre alla nuova sala dedicata agli ebrei provenienti dalla Libia, formatesi già di prima mattina.
Sempre al Portico D’Ottavia l’associazione ADEI-WIZO (associazione donne ebree d’Italia) ha allestito negli spazio del Palazzo della Cultura una mostra dedicata alle opere di artiste ebree, concentrandosi quindi specificamente sul rapporto fra donna e arte, esponendo opere di Paola Levi Montalcini, Eva Romanin Jacur, Eva Fischer, Ariela Bohm e Franca Sonnino. Si è trattato di una collettiva di lavori che copriva un secolo di ricerca artistica, dai primi decenni del 900 al contemporaneo, non legata ad un percorso tematico ma focalizzata sull’identità artistica di ciasciuna artista, spiegata al pubblico attraverso didascalie.
La Ermanno Tedeschi Gallery ha invece inaugurato la mostra “Ritratti: storia dell’ebraismo”, curata da Giorgia Calò, accostando le opere del giovane artista romano DAN.REC, che realizza opere pittoriche che fissano dettagli della realtà focalizzandosi sulla capacità narrativa dell’immagine, a quelle dell’artista fracese ma impiantato in Israele Stephane Zerbib che con la tecnica caratteristica dello stickers in vinile indaga lo spazio riportandolo ad una dimensione bidimensionale attraverso volti e architetture . Ne è risultata una mostra eterogenea, che ha attratto la curiosità del pubblico anche perché nel pomeriggio alcune delle opere son state esposte fuori dalla galleria lungo le pareti del Palazzo della Cultura.
Il centro ebraico “il Pitigliani “ ha invece allestito una mostra dedicata all’opera grafica dell’artista veneziano Tobia Ravà che nella sua ricerca cerca di indagare la realtà scomponendola in segni grafici intessuti delle lettere dell’alfabeto ebraico. La mostra, copre l’intero arco temporale dell’opera di Ravà, dagli esordi del 1978, in cui è evidente l’influenza della scuola veneziana ed in particolare di Vedova, alle opere attuali in cui che approfondiscono tematiche legate al rapporto fra l’alfabeto ebraico e la realtà, riprendendo in forma visiva temi cari alla Kabbalah.
Nel pomeriggio il pubblico ha potuto assistere alla celebrazione di un tradizionale matrimonio ebraico che ha affascinato e interessato nonostante la difficoltà di comprendere in pieno il significato del rito.
Daniele Ascarelli