Qui Verona – Un anno per la concordia
Insegnano i nostri Maestri che, a differenza della generazione vissuta durante il Primo Tempio, a quella del Secondo Tempio, dato che non fu rilevato il loro peccato, non fu rivelata neanche la fine dell’esilio, nonostante che essi studiavano la Torah e osservavano i precetti. Si consideravano dei giusti e il peccato dell’odio gratuito era nella loro interiorità. Ignorare il peccato è un valido motivo per ostacolare la teshuvà. E’ come un malato che tutto il tempo che non sa di esserlo non cercherà la guarigione e non potrà guarire. La preghiera che noi rivolgiamo a D-o è che Egli possa sostituire il nostro desiderio di malevolenza con quello di concordia. Shanà vachatimà tovà.
Crescenzo Piattelli, rabbino capo di Verona