Shmuel Noah Eisenstadt (1923-2010)

Si è spento a Gerusalemme, all’età di 87 anni, il sociologo, storico e accademico israeliano di fama mondiale, Shmuel Noah Eisenstadt. Nato a Varsavia nel 1923, Eisenstadt si trasferì dodicenne nel protettorato britannico di Palestina. La sua attività accademica ebbe inizio nel 1940 all’Università ebraica di Gerusalemme, dove si laureò con il professor Martin Buber, figura di rilievo nella sua formazione e con il quale aveva intrattenuto un intenso rapporto intellettuale.
Dal 1959 insegnò nel dipartimento di sociologia dell’Università ebraica di Gerusalemme. Molti i rapporti di collaborazione da lui intrattenuti con le Università di Chicago, di Harvard, di Vienna, di Zurigo, di Berna, di Stanford e di Heidelberg.
Eisenstadt è considerato uno dei maggiori studiosi della civiltà moderna: nel 1988 ha vinto il premio dedicato al giornalista Eugenio Balzan con la seguente motivazione: “ha contribuito come nessuno prima all’unione della ricerca storica con quella sociologica, nonché alla promozione della conoscenza delle peculiarità, delle affinità e del compenetrarsi di società antiche e moderne in Africa, Asia, Europa, America Latina e del Nord”. “Io cerco di capire l’esperienza storica delle grandi civiltà – ebbe a dire Eisenstadt, spiegando la sua idea di ricerca – per capire le dinamiche tramite le quali queste civiltà si sono modernizzate e i diversi programmi culturali di modernità che hanno sviluppato”.

La sua vita è stata costellata di premi e riconoscimenti accademici provenienti dai quattro angoli del pianeta. Era membro dell’Accademia israeliana delle scienze, della Società filosofica americana, dell’Accademia nazionale delle scienze americana, socio onorario dell’Accademia cinese delle scienze sociali, professore onorario alla London School of Economics, professore associato o seminarista agli atenei di Chicago, Vienna, Heidelberg, Zurigo, Berna e alla Harvard University.

Alcune opere della sua sterminata produzione sono state pubblicate anche in italiano. Tra di esse si trovano: Civiltà ebraica. L’esperienza storica degli ebrei in una prospettiva comparativa (Donzelli, 1993); Fondamentalismo e modernità. Eterodossie, utopismo, giacobinismo nella costruzione dei movimenti fondamentalisti (Laterza 1994); La civiltà giapponese (Seam 1999); Paradossi della democrazia. Verso democrazie illiberali? (Il Mulino 2002) e Sulla modernità (Rubettino 2006). Negli anni settanta, per l’editore napoletano Liguori è uscito Mutamento sociale e tradizione nei processi innovativi.

Tratto caratteristico dello studio di Eisenstadt, chiave metodologica della sua ricerca è l’utilizzo sistematico di una prospettiva comparativa. In ciò risiede la modernità della sua analisi sociologica: nella ricerca continua del confronto, delle somiglianze tra epoche e popoli e delle ragioni storiche alla base delle loro differenze.

“Nessuno come lui – disse il professor Shils, docente e amico di Eisenstadt – ha mostrato le porte che si aprono alla ricerca sociologica nell’interazione con le tradizionali discipline umanistiche”.

Manuel Disegni