Qui Milano – Una provocazione inopportuna
Tornano a far discutere le provocazioni di Maurizio Cattelan. L’artista padovano con il gusto dello scandalo, balzato in molte occasioni agli onori della cronaca per le sue opere irriverenti, inaugura il 24 settembre una mostra al Palazzo Reale di Milano. La locandina dell’esposizione raffigura Adolf Hitler in ginocchio con le mani giunte in segno di pentimento, una delle sue principali installazioni, caratterizzata dal consueto sarcasmo amaro. Il Comune di Milano, però, ha posto il veto. Non si affiggeranno, in giro per la città, i manifesti con la faccia del Führer. Ad esprimere la propria perplessità per primo è stato l’assessore all’arredo urbano Maurizio Cadeo. “Le provocazioni hanno stufato”, ha dichiarato. Prima di dare il suo assenso al veto, l’assessore alla cultura Massimiliano Finazzer Flory ha voluto consultare il parere degli ebrei milanesi. Il presidente della Comunità Roberto Jarach ha definito il messaggio di Cattelan “inopportuno, e in urto con la sensibilità nostra e di molti altri”. Tale lapidario parere ha tagliato la testa al toro: i duecentocinquanta mega-poster di due metri per uno e quaranta resteranno arrotolati, sostituiti, sui muri della città, da locandine tutte nere, senza immagini, che indicano solo luogo e date della mostra. “Anche se non sono personalmente concorde col veto – ha dichiarato Finazzer Flory – in qualità di assessore non posso non accogliere le perplessità della Comunità ebraica”. Dopo averci abituato a opere politicamente scorrette, provocatorie e spesso in urto con la sensibilità comune, che rappresentano, ad esempio, papa Wojtyla in una pozza di sangue, bambini impiccati, ciclopiche sculture falliche, oppure la grande mano col dito medio alzato esposta in Piazza Affari, Maurizio Cattelan ha maturato una certa consuetudine a vedere stigmatizzate le sue creazioni. In parte, la sua personalità artistica si è affermata proprio suscitando scandali. La sua fortuna, pure. Consapevole di ciò, Cattelan non ha accolto l’invito di chi, polemizzando con il provvedimento del Comune di Milano, ritenuto censorio, gli chiede di rinunciare all’esposizione. In prima fila Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e polemista, nonché ex assessore alla cultura di Milano: “Se un artista non è libero di esprimersi – ha commentato Sgarbi – allora è un impiegato. Cattelan rinunci alla sua mostra in segno di protesta”. A quanto pare, invece, la mostra si farà. E i proventi – per spazzare via ogni possibile dubbio interpretativo – andranno in dono alla Fondazione Memoriale della Shoah.
Manuel Di Segni
16 settembre 2010