…Benjamin
La prossima domenica saranno 70 anni dal giorno in cui a Port-Bou, sul confine franco-spagnolo, Walter Benjamin sentendosi un uomo braccato che nessuno era disposto ad accogliere, temendo di essere oggetto di respingimento, ovvero di essere rigettato indietro nelle mani dei suoi possibili carnefici, insomma sentendosi sfuggire tra le mani l’eventualità di poter vivere libero, decise di porre fine alla sua vita. Molti ricorderanno la sua genialità, i suoi scritti, il suo essere una figura intellettuale che non riuscì a parlare a al suo tempo e che, con molta fortuna, e in conseguenza della solerzia dei suoi amici, noi siamo stati messi in condizioni di poter godere della sua riflessione in questo nostro tempo. Tuttavia, sono proprio la scena e le circostanze di quella morte, che molti guardano e non leggono, a essere forse il testo più saliente di “questo nostro tempo” e anche, quello, non scritto, ma costruito da Benjamin, che tutti i giorni, e più volte al giorno, noi abbiamo di fronte a noi. Quella scena è parte dell’eredità che Benjamin ha lasciato a tutti noi come anticipazione e premonizione di questo nostro tempo.
David Bidussa, storico sociale delle idee