Qui Milano – Aragosta, colpo di scena e pace a sorpresa

Colpo di scena e finale a sorpresa nel cosiddetto caso dell’aragosta, che vedeva alcuni esponenti delle diverse anime dell’ebraismo milanese contrapposti di fronte al Tribunale rabbinico della città lombarda.
Con un messaggio inviato nell’imminenza del Kippur ai leader della sinagoga milanese Lev Chadash, il rabbino Shlomo Bekhor, affiliato al movimento Lubavich, ha porto le sue scuse formali, affermando che non aveva intenzione di “dire bugie” e che quanto accaduto è attribuibile al fatto che fosse stato “informato male”. Ogni sua affermazione precedente è stata quindi smentita e ritirata.
Il rav Bekohr, in un suo scritto, aveva accusato la sinagoga affiliata alla World Union for Progressive Judaism di aver tenuto il Seder di Pesach offrendo ai partecipanti un banchetto a base di aragosta, un crostaceo che la legge ebraica considera inadatto e proibito all’alimentazione.
Lev Chadash aveva reagito con sdegno, negando recisamente ogni veridicità delle accuse e sottolineando quella che era stata qualificata come un’operazione meramente diffamatoria ai danni dell’intera congregazione.
Della vicenda e del ricorso al Beit Din milanese si erano occupati con rilievo anche i media nazionali, riprendendo le anticipazioni pubblicate in luglio dal giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, che aveva sottolineato come dalla controversia, al di là dei contenuti specifici, risultasse evidenziata proprio la centralità e l’autorevolezza del rabbinato italiano, l’unica autorità che poteva essere riconosciuta dalle parti in grado di dirimere un grave e delicato contrasto.
I leader di Lev Chadash hanno annunciato dalle Tevà ai presenti nel corso della giornata di ieri il ricevimento del messaggio, informando di aver già accordato il perdono e di considerare quindi chiuso l’incidente. “Nello spirito di Kippur – hanno detto – abbiamo ritenuto di accettare le scuse, e porgere le nostre per le espressioni accese che sono emerse nella polemica”.
Decade quindi il procedimento di fronte al Tribunale rabbinico su cui era stato sollecitato il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib.
Nel suo messaggio il rav Bekhor esprime fra l’altro l’auspicio di ulteriori “occasioni d’incontro”.