XX settembre – Il capitano ebreo che aprì la strada
Appena 140 anni or sono, un’inezia per la Storia, si aprivano finalmente i cancelli del ghetto di Roma. Era una conseguenza della Breccia di Porta Pia, con la prima cannonata fatta sparare agli ordini del Capitano Giacomo Segre, ebreo, forse per “salvaguardare” gli ufficiali cattolici dalla scomunica minacciata da Pio IX o forse per fare un ulteriore “dispetto” all’ultimo Papa Re.
Secondo il calendario ebraico correva il giorno 24 del mese di Elul dell’anno 5630 e l’avvenimento, dunque, almeno per gli ebrei non fu quella “sciocchezza” che qualcuno ha cercato di far passare nell’immaginario collettivo.
Tale non fu anche perché completò l’Unità d’Italia e pose Roma quale capitale dello Stato unitario,fatto sancito nell’ottobre di quello stesso anno dal Plebiscito popolare,dando forma allo Stato Laico attraverso una serie di provvedimenti che conseguirono alla fine del potere temporale della Chiesa.
Per anni festa nazionale,significativamente l’abolì la dittatura fascista,”casualmente” un anno prima della stipula dei cosiddetti “Patti Lateranensi”, ma altrettanto significativamente non l’ha ad oggi reintegrata la Repubblica, pur Laica per dettato costituzionale.
Evento simbolo del Risorgimento italiano e dell’Unità d’Italia, dunque, la Breccia di Porta Pia appare quest’anno particolarmente importante in quanto propedeutica al 150° dell’Unità italiana, anniversario invero da più parti bistrattato o almeno malamente sopportato che l’ebraismo italiano ha invece motivo di ricordare attentamente e con gratitudine ed al quale dette notevole apporto.
Certamente, però, Porta Pia rimane una sorta di incompiuta dinanzi alla constatazione che quella Laicità dello Stato che simboleggia,seppur sancita nei principi, deve combattere ogni giorno (si pensi ad esempio alla scuola pubblica,solo per citare un aspetto) contro trasversali nemici che, spesso illusi di poterne strumentalizzare a proprio favore l’avversione, si adoperano per affossarla: incautamente perché,proprio dinanzi al dispiegarsi inevitabile di una società espressione di molteplici forme culturali e religiose, giusto un forte Stato Laico sarebbe in grado di garantire la libertà a tutti, nel rispetto delle comuni leggi di convivenza, al contempo mantenendo la forza per dirimere, quale entità super partes, eventuali conflitti a sfondo religioso.
Ricordiamo quindi degnamente Porta Pia e non dimentichiamoci del Capitano Segre, in rappresentanza anche dei suoi colleghi, che riposa nel Cimitero Ebraico di Chieri: oggi non avrebbe da ordinare altri tiri di cannone e non vorrebbe certamente, dall’una come dall’altra parte, nuove vittime ma di sicuro constaterebbe come quella Breccia abbia aperto una via ancora in gran parte da percorrere.
Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane