Qui Roma – Una giornata in ricordo di Vittorio Foa

“Riflettendo su quanto si è detto oggi di mio padre, mi colpisce che ciascuno ne ha dato un’immagine diversa” ha detto Anna Foa ricordando suo padre, Vittorio Foa, in occasione di una giornata di studio che si è svolta a Montecitorio per celebrarne il centenario della nascita.
La studiosa ha preso la parola per pochi minuti, quasi a conclusione della lunga giornata organizzata dalla Fondazione Camera dei Deputati, ed ha tracciato un volto inedito di Vittorio Foa descrivendo il dialogo che si era instaurato fra padre e figlia, negli ultimi mesi della sua vita, soprattutto su due argomenti: la storia e l’ebraismo. Anna Foa ha ricordato l’insaziabile curiosità dell’intellettuale che era sicuramente uno degli elementi del suo insostituibile ottimismo. “La storia era per lui un modo di percepire la realtà” ha chiarito la storica spiegando che suo padre era proiettato al futuro ma con la storia aveva un rapporto intimo, “mentre l’ebraismo era una parte essenziale della sua identità a cui non ha mai rinunciato” pur definendosi un ebreo assimilato.
Il convegno si è aperto al mattino con la lettura di un messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviato al presidente della Fondazione della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti.
Il presidente ha reso omaggio a Foa come una delle figure intellettuali e morali più alte del 900 italiano e ricordando l’amicizia che lo legava a lui lo ha descritto come “sindacalista,politico, parlamentare ,un appassionato combattente politico e straordinario protagonista della resistenza al fascismo e della lotta per abbatterlo”. Foa è stato, nelle parole del Capo dello stato “ una risorsa preziosa per la Repubblica italiana” che gli è debitrice.
Dopo la proiezione di alcuni minuti del film documentario, realizzato da Pietro Medioli, “ per esempio Vittorio”, Bertinotti ha proseguito parlando di Vittorio Foa come una “ delle personalità più originali e ricche della Repubblica” definendolo come un maestro che ha insegnato tutta la vita, senza rimanere imprigionato nel paradigma del 900 pur essendo un uomo che ha fatto la storia di quel secolo, dicendosi onorato di averlo conosciuto. Di Foa Bertinotti ha ripercorso la vita, ricordando le radici ebraiche, la prigionia torinese, la militanza nel partito d’azione, l’attività di parlamentare di sindacalista e di scrittore e gli ultimi anni in cui Foa non ha mai smesso di insegnare, assumendo se necessario anche posizioni scomode. Delle forme molteplici di espressione di Vittorio Foa, Bertinotti ha ricordato la conversazione, intesa come apertura e dialogo verso l’altro, descrivendo lo spiazzamento che sapeva suscitare nell’intorlocutore. Descrivendone l’attività di sindacalista Bertinotti ha sottolineato come per Foa la centralità spettasse agli uomini e le donne che lavorano e non alla fabbrica e come egli guardasse con diffidenza alle gerarchie. Ma soprattutto Foa “aveva un’idea di società perché senza questa la politica deperisce e muore”.
L’intervento successivo è stato quello del segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, che ha ricordato di Foa “ la libertà intesa come scelta di autodeterminazione” pur nella coerenza di fondo e l’adesione morale e intellettuale al lavoro come meccanismo che contribuisce a creare l’identità.
Epifani ha parlato della straordinaria attualità del messaggio di Foa, un uomo che “ è stato il 900, la sua vita ne è stata lo specchio”, che “parlava della insicurezza delle imprese oltre che delle insicurezze dei lavoratori” paragonando lo stato dell’Italia attuale a quello dell’Inghilterra di metà 800. Foa, secondo Epifani, parlava prima della crisi ma ne aveva centrato il nucleo ovvero “la distanza fra valore del lavoro e la sua dignità” con salari e profitti medi a fronte di grandi ricchezze finanziarie. Per questo Epifani si è augurato che il “superamento del novecento non ci riporti nell’ottocento”.
L’onorevole Pietro Mercenaro ha ricordato di Vittorio Foa la fedeltà alle idee più che ai partiti, la battaglia per una sinistra che si liberasse di rigidità e feticci, l’idea che la vecchiaia da sola vale una vita.
A Vittorio Foa, Mercenaro ha riconosciuto un ruolo fondamentale “nel far riconoscere la centralità del lavoro nella Repubblica italiana” e nel contribuire ad una trasformazione profonda della società. Ne ha descritto la capacità di guardare oltre gli schemi e spezzare la routine, esemplificata dalla “mossa del cavallo” intesa come il prodotto di una intelligenza capace di sottrarsi agli schemi e alla routine. Per Mercenaro la libertà in Foa è stata sempre “ la propria libertà” e la sua moralità non ha avuto bisogno di proclamarla perchè testimoniata semplicemente dalla sua vita.
Infine Ernesto Ferrero, saggista e scrittore, ha paragonato la leggerezza e la precisione delle sue affermazioni politiche con la scrittura di Calvino delle “lezioni americane”, ricordandone oltre alla attività politica quella di scrittore.
Il convegno è proseguito nel pomeriggio, nella sala del Mappamondo dove di nuovo, come in un puzzle, sono state ricomposte le tante sfaccettature della vita e della personalità di questo uomo fuori dal comune. Federica Montevecchi, per molto tempo collaboratrice di Foa, ha gettato uno sguardo sul “giovane Vittorio”, mentre Andrea Ricciardi ha indagato il suo rapporto con fascismo e antifascismo negli anni delle persecuzioni e della Guerra, ma anche nel periodo successivo. “La grandezza di questo personaggio – ha detto – è di aver vissuto così a lungo senza smettere di essere propositivo. Vittorio Foa è stato ostile a ogni forma di fascismo, una figura sempre in fermento che non ha mai rinunciato alla riflessione”.
Il giornalista Iginio Ariemma si è soffermato invece sul rapporto fra Vittorio Foa e il sindacalista Bruno Trentin, le cui strade si sono incontrate in molti momenti lungo il corso della loro esistenza e che, sebbene fosse circa 15 anni più giovane, è stato legato a Foa da una profonda amicizia.
A concludere la lunga giornata di studio, prima delle testimonianze di Carlo Bosetti, Carlo Ghezzi, Elio Giovannini, Guglielmo Ragozzino, Andrea Ranieri e della stessa Anna Foa, il professor Luigi Ferrajoli ha approfondito il rapporto fra politica e democrazia nel pensiero di Vittorio Foa.

Daniele Ascarelli e Lucilla Efrati