…teshuva
Il versetto dei Salmi (34:15) insegna: allontanati dal male e fai il bene. Uno dei Maestri della Chassidut, Rabbì Izchak Meir Alter (1799-1866), noto col nome dei suoi libri, Chidushé Harim, riferendosi all’atmosfera del mese di Elul e degli Iamim Noraìm, da Rosh Hashanà a Kippur, insegnava che quando un uomo commette una colpa, egli pensa tutto il tempo al male commesso e dove va il pensiero dell’uomo, lì si trova l’uomo con la sua anima. Egli si trova cioè in mezzo al male e certamente non potrà fare teshuvà, perchè il pensiero continuo del peccato influisce negativamente sul cuore ed egli potrà essere afflitto da tristezza ed anche se avrà commesso una cattiva azione non molto grave, il continuo pensiero su questa azione avrà come conseguenza che resterà nel fango: si potrebbe rischiare di proseguire ad essere influenzati dall’atmosfera del peccato; quando ti trovi in mezzo al fango inevitabilmente tu ti sporchi e prosegui a sporcarti finché rimani lì, mentre il tempo che dedichi a pensare al peccato dovrebbe essere dedicato a cose che elevano, a buone azioni che avvicinano a D-o. Pertanto allontanati dal male, libera te stesso dal male, non pensare tutto il tempo al male, fai il bene. Hai commesso delle colpe? Fai per ogni colpa commessa delle mizvot. Anche la vigilia di Iom Kippur dobbiamo avvertire l’abbandono del peccato, dobbiamo fare buoni proponimenti con gioia, per arrivare velocemente da “al chet” al regno assoluto di D-o. È forse proprio per questo che dopo gli Iamim noraìm abbiamo la festa di Succot con il comando di rallegrarti, di essere solo contento (Devarim, 16:14-15), una gioia per poter osservare la Torà e fare il bene, la gioia di aiutare il prossimo.
Alfredo Mordechai Rabello, giurista