figure politiche…
Come insegnava Dante Lattes, non bisogna entusiasmarsi troppo delle grandi carriere politiche di alcuni ebrei della Diaspora. Molti di questi rivendicano con orgoglio il loro legame con le origini, ma il loro rapporto con l’ebraismo non va molto più in là. In momenti di crisi e di gravi decisioni, proprio la loro origine li costringe ad assumere una rigida posizione super partes che difficilmente aiuta gli ebrei. D’altra parte la presenza di questi personaggi è un segno positivo della forza e della vivacità della comunità ebraica che continua a produrre menti eccezionali. Su questa materia, in base alle notizie recenti, un confronto s’impone tra Regno Unito e Italia, sia dal punto di vista generale (oltre Manica il partito d’opposizione si rinnova e sceglie come leader un ebreo di 40 anni, mentre il premier ne ha 43), che dal punto di vista ebraico. Già perché in Italia, malgrado i nostri minimi numeri, c’è stata in passato una continua produzione di grandi figure politiche di ebrei dedicati agli interessi generali. Da poco è scomparso Vittorio Foa, ed era l’ultimo dei grandi. E ora? E non si dica che la carenza è dovuta al fatto che qui saremmo diventati più religiosi…
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma