Valori irrinunciabili, sconti impraticabili

Con la rubrica della scorsa settimana («Noi e la destra», 28 settembre) sono stato sfortunato profeta. Oltre a guadagnarmi una replica melliflua su queste colonne ho «anticipato» il putiferio scatenato dalle esternazioni di Ciarrapico e dalla barzelletta di Berlusconi. Com’è ovvio, condivido le parole di condanna dei due gesti. Il fuori-onda di Berlusconi è probabilmente meno grave (anche se mi sarei risparmiato volentieri video e racconto degli ebrei che ridono reso da giornali compiacenti), ma esiste un problema in seno alla destra italiana – così come ce n’è un altro nelle file della sinistra, più che altro quella extraparlamentare – di sottovalutazione del fascismo, della Shoah, del razzismo, del pericolo che la nostra società corre sul piano della difesa dei più deboli.
Sul «Corriere» di oggi Riccardo Pacifici affronta questo tema con una chiarezza mirabile, spiegando l’imbarazzo che provano gli ebrei italiani che hanno votato Berlusconi «amico di Israele», sentendosi oggi traditi da esponenti del suo schieramento e dalle sue alleanze pericolose. Scrive, il presidente della Comunità romana, che gli ebrei non faranno sconti sull’antisemitismo e che non «svenderanno» la memoria della Shoah per le ragioni d’Israele. Giustissimo. Personalmente mi sento di aggiungere che non dovremmo accettare compromessi neanche sui valori che hanno storicamente contraddistinto l’impegno civile degli ebrei: tutela delle minoranze etniche e religiose; difesa della laicità dello stato; promozione dell’integrazione sociale e culturale.
Senza bisogno di drammatizzare, poiché, come afferma costantemente il presidente Renzo Gattegna, siamo fortunati a essere ebrei nell’Italia di oggi, occorre non abbassare la guardia: tenere ben presenti e fermi i nostri principi irrinunciabili è l’unica scelta giusta e lungimirante, evitando calcoli di comodo nei rapporti con tutti – ma proprio tutti! – i leader politici.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas