Israele e noi – Ottanta voci, molti in piazza
Molte centinaia di persone hanno affollato piazza di Pietra a Roma dove campeggiava una schermo gigante che rimandava le immagini di quello che avveniva all’interno della sala del Tempio di Adriano. Difficile mettere insieme la lunga lista dei nomi degli intellettuali, dei politici, dei vip, del mondo della carta stampata, della letteratura e della scienza intervenuti a questa lunga maratona che dalle sei del pomeriggio alle dieci di sera si sono succeduti sul palco e che ha portato a Roma personaggi di fama internazionale fra cui l’ex primo ministro spagnolo Josè Maria Aznar. Un’ottantina i relatori (Paolo Mieli, Mara Carfagna, Francesco Rutelli, Giorgio Albertazzi Vittorio Sgarbi, Furio Colombo, Gianni Alemanno, Riccardo Pacifici, Alain Elkan, Luca Barbareschi, Ernesto Galli Della Loggia, Magdi Cristiano Allam per citarne solo alcuni) e fra i tanti presenti una folta rappresentanza di Consiglieri Ucei fra cui Claudia De Benedetti, Victor Magiar, Sandro Di Castro e Valerio Di Porto. Meno di cinque minuti a testa per riaffermare la realtà dello Stato di Israele, unica democrazia del Medioriente che a giudizio di molto intervenuti sempre più viene mostrato, invece, da un’informazione distorta, come uno Stato di apartheid. “Israele è il paese contro il quale sono rivolte l’80 per cento delle inchieste all’Onu” ha rilevato l’onorevole Fiamma Nirenstein organizzatrice dell’evento in un commosso intervento lungamente applaudito dal pubblico. “Di Israele vengono boicottati gli intellettuali, gli accademici, i film, le imprese, gli sportivi, gli scienziati che salvano ogni giorno l’umanità con le loro invenzioni, i tecnici che ci danno le migliori innovazioni informatiche”, ma è anche il paese dove “le donne arabe partoriscono accanto a quelle ebree”.
I brevi interventi dei relatori, poche parole spesso intense come quelle dello scrittore Alain Elkan che si è soffermato sul significato dell’essere ebreo e dell’essere israeliano mettendo in guardia dal rischio di porre l’accento sulla differenza, sono state intervallate dai videomessaggi del presidente israeliano Shimon Peres e del premier Benjamin Netanyahu, che ha sottolineato quanto “l’impegno di persone come José María Aznar, Fiamma Nirenstein e gli altri amici di Israele in tutta Europa” sia importante per lo Stato ebraico perché “ci ricorda che non siamo soli, che abbiamo amici nel mondo che sono dalla nostra parte e da quella della verità. Ma gli amici di Israele sanno che mobilitandosi per lo Stato d’Israele stanno impegnandosi anche per loro stessi”, perché con Israele condividono i valori più basilari di una società.
Sul maxischermo anche un video messaggio dello scrittore Roberto Saviano che dice “spesso in Italia e in Europa alla critica, legittima verso qualunque stato, su Israele, c’è qualcosa che viene aggiunto, come una critica dopata, cioè la delegittimazione totale: Israele non deve esistere. Se hai a cuore la pace, se hai a cuore due popoli, due democrazie, non puoi prescindere dal conoscere e capire la democrazia israeliana” . Sulla stessa linea Piero Fassino che ammonisce dal “trasformare la critica legittima allo Stato di Israele in delegittimazione”.
Fra gli interventi, quello del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che riallacciandosi a quanto affermanto da Francesco Rutelli poco prima, ha ricordato lo stato di isolamento in cui si trovava la Comunità ebraica di Roma nel 1982 quando, in un attentato terroristico realizzato da un commando palestinese, perse la vita il piccolo Stefano Gay Tachè, e quello del dissidente siriano Farid Gadhri ma anche quello dell’attore e regista Giorgio Albertazzi che ha letto il passo di un brano di Herbert Pagani.
Poco dopo sul palco il ministro degli Esteri Franco Frattini che ha ricordato le varie volte in cui l’Italia si è schierata dalla parte dello Stato ebraico, ma anche che c’è “un antisemitismo serpeggiante” che occorre ancora arginare ed è quindi necessario continuare a chiedere “agli amici di Israele di fare tutto quello che è necessario” per arrivare alla pace “ma anche ai Paesi arabi di dimostrare che non danno ospitalità a coloro che vanno in giro per il mondo a sostenere che gli israeliani debbano essere uccisi”. Mentre il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha ricordato il soldato Gilad Shalit cui la città di Roma ha attribuito la cittadinanza onoraria e sottolineato che “ogni volta in cui lo Stato di Israele viene minacciato siamo minacciati anche noi “difendere la dignità di Israele – ha sottolineato Alemanno – è un modo per difendere la dignità di tutti noi”.
Molti i messaggi scritti fatti pervenire agli organizzatori e di cui è stata data lettura in sala, fra questi quello del premier Silvio Berlusconi, che ponendosi sulla stessa prospettiva di Aznar ha parlato di “radici comuni” sottolinendo come tutelare Israele significhi “difendere i nostri stessi valori”, quello del presidente del Senato Renato Schifani che ha definito la maratona oratoria “una preziosa occasione per descrivere la verità su Israele” e “per portare alla luce aspetti meno noti della vita di un Paese la cui immagine viene spesso ingiustamente limitata alle drammatiche questioni del conflitto mediorientale” e quello del presidente della Camera Fini che richiamandosi alle parole pronunciate dal Nobel Elie Wiesel nel Giorno della Memoria “La pace fra Israele e Palestina è ancora un sogno, ma prima o poi arriverà” ha sottolineato come la Comunità internazionale deve aiutare “nel superamento delle numerose difficoltà che insidiano la via verso una pace stabile e duratura”.
Lucilla Efrati