Qui Roma – Paolo Giordano e Ron Leshem aprono il Festival di Letteratura Ebraica
E’ partita con “Natural born writers”, tema di un vivace incontro fra i due scrittori Paolo Giordano e Ron Leshem la terza edizione del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica che rimarrà in cartellone a Roma fino al 13 ottobre alla Casa dell’Architettura e al Palazzo della Cultura e che vedrà la partecipazione di Howard Jacobson, Erica Jong, Meir Shalev, Ronny Someck e tanti ospiti fra cui Edoardo Albinati, Manuel De Sica, Alain Elkan, Simonetta Della Seta, Sergio Campailla, Giulio Busi, Yarona Pinchas, il rav benedetto Carucci Viterbi , Bruno Gambarotta e Enrico Vanzina.
Promosso dalla Comunità Ebraica di Roma, da Roma Capitale assessorato alle politiche culturali e della comunicazione, dalla Regione Lazio, dalla Provincia, dalla Camera di Commercio, dall’Ambasciata di Israele e dalla Fondazione Elio Toaff e prodotto dall’associazione culturale Artix in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica, Consultinvest e Finmeccanica con il supporto organizzativo di Zetema, il Festival è curato anche quest’anno da Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann. Al centro di questa edizione “gli infiniti percorsi tracciati nel corso dei secoli dalla letteratura ebraica e le nuove frontiere insieme alle sfide che che essa dovrà affrontare nel futuro”.
Nella splendida sala del Palazzo dell’Architettura il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha dato il via alla serata, chiedendo al folto pubblico seduto in sala di osservare un minuto di silenzio per commemorare i quattro soldati italiani che hanno perso la vita in un agguato in Afghanistan. Pacifici ha poi rivolto un pensiero al piccolo Stefano Gay Tachè ucciso il 9 ottobre 1982 in un attentato terroristico realizzato da un commando palestinese davanti al Tempio maggiore di Roma. Pensiero condiviso dal sindaco di Roma Gianni Alemanno intervenuto subito dopo che ha espresso la propria soddisfazione per la realizzazione di questo evento aperto a tutta la città.
E’ toccato poi ai curatori del Festival, Shulim Vogelmann, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino presentare il programma della kermesse letteraria e introdurre il testa a testa fra i due scrittori Paolo Giordano, autore del libro La solitudine dei numeri primi e Ron Leshem autore di Tredici soldati edito in Italia da Rizzoli .
L’incontro fra i due giovani scrittori, che hanno conquistato il pubblico internazionale grazie al loro romanzo d’esordio rappresenta la partita di ritorno di un incontro che si è svolto a maggio a Tel Aviv quando è stato Leshem a intervistare Giordano.
“Come è essere uno scrittore in Israele? E’ una fortuna o una costrizione? “ ha iniziato a domandare Giordano. “Chiunque è andato a Tel Aviv sa che è uno dei posti più liberi della terra, trovo Tel Aviv un luogo grandioso per vivere” risponde Leshem che definisce affettuosamente il suo paese come un grande manicomio “dove i medici sono terribili ma un paradiso per gli scrittori. Israele è un grande paese anche sotto il profilo della letteratura”.
Qual è l’elemento emotivo che ti fa scrivere una storia ? Domanda ancora Giordano.
“Cerco sempre di scrivere quello che non ho potuto vivere, parlo di guerra e non l’ho mai fatta. I miei personaggi sono sono le esperienze della vita che non ho colto. Il mio lavoro parte sempre come un inchiesta giornalistica ma io devo entrare nella pelle dei miei personaggi, non sono capace di scrivere di un personaggio che mi sia antipatico. Preferisco affrontare le cose come se fossi il mio alter ego anziché viverle direttamente”.
La scrittura è un surrogato sufficiente per descrivere esperienze che non si sono fatte?
“La letteratura non è un ripiego per qualche esperienza che non si è fatta, ribatte Leshem, è la sola alternativa. E’ per questo che gran parte della letteratura israeliana attuale è storia di evasione mentre per me questa è l’evasione: mettere per scritto tutte le cose che non ho vissuto”.
Ron Leshem ha iniziato la sua carriera come giornalista, facendosi conoscere e apprezzare per una serie di reportages sull’Intifada. Il suo primo romanzo non ancora tradotto in Italia, Se esiste il Paradiso, pubblicato nel 2005 ha vinto il Premio letterario Sapir e lo Yitzhak Sadeh Prize e ispirato il film Beaufort di Joseph Cedar vincitore del Festival di Berlino nel 2007.
Lucilla Efrati