identità…

Parlare della scuola israeliana di Milano è un errore grammaticale, come dice Sergio Della Pergola, o è giustificato dal fatto che saremmo tutti “cittadini israeliani residenti all’estero”, come avrebbe detto Alain Elkan, ripreso da Riccardo Pacifici e opportunamente commentato da Ugo Volli? Stiamo passando con una certa disinvoltura dalla “Nazione Hebraica” pre-napoleonica, ai “cittadini italiani di fede mosaica” ai “residenti all’estero” e non si valutano i rischi di semplificazioni grossolane. La definizione dell’identità ebraica è difficile e deve fare i conti sia con quello che gli altri pensano degli ebrei che con quello che noi pensiamo di noi stessi. Tenendo presente, come leggeremo proprio questi giorni, che la qualifica originaria di ‘ivrì, ebreo, attribuita ad Abramo, deriva dal nome dell’antenato ‘Ever, ma anche dal fatto di essere ‘ever, “dall’altra parte”. Simbolo di uno sradicamento costante, che è la base per la la lotta contro l’idolatria. Ma per favore andiamoci cauti con i discorsi da assemblea.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma