Qui Padova – Per l’Ugei un nuovo statuto e qualche tensione
L’Unione giovani ebrei d’Italia ha votato le modifiche al proprio Statuto. Il Congresso straordinario ha riunito una sessantina di partecipanti provenienti da tutta Italia: molti gli habitué delle iniziative Ugei, ma non sono mancati neppure i volti nuovi. Il fine settimana, in cui i giovani sono stati ospiti della Comunità ebraica di Padova, è stato all’insegna del confronto sulle proposte della Commissione di modifica dello Statuto. Commissione presieduta da Rafi Korn, dottorando in giurisprudenza e formata poi da Alan Naccache, coordinatore dell’Ufficio giovani nazionale, Gadiel Liscia ex presidente Ugei, e Micol Temin, praticante avvocato. Due le principali linee guida del suo lavoro: adattare uno Statuto vecchio di 15 anni alle esigenze di un’Ugei molto cambiata e proporre un nuovo sistema elettorale e di governo, con l’introduzione di un’assemblea di delegati eletta direttamente dai giovani nelle varie Comunità ebraiche per garantire una maggiore rappresentanza.
Alla luce delle modifiche approvate dall’assemblea nella giornata di domenica si può affermare che queste proposte siano state recepite in modo solo parziale. Da una parte è stata per esempio approvata l’individuazione della sede nella città di Roma e sono state snellite molte procedure congressuali troppo macchinose. Dall’altra l’idea di interporre un corpo intermedio tra i semplici partecipanti alle iniziative Ugei e il Consiglio esecutivo non è piaciuta ai partecipanti al Congresso straordinario. Troppo complicato organizzare elezioni in ogni Comunità e comunque poco adatto ad aumentare il grado di partecipazione dei giovani ebrei tra i 18 e i 35 anni all’organizzazione che porta il loro nome. Obiezioni sollevate anche nei confronti di una terza proposta elaborata personalmente da Alan Naccache, quella di un sistema misto con un Consiglio eletto in parte dall’assemblea dei delegati e in parte dai semplici partecipanti al Congresso, come avviene attualmente.
Ma il confronto più serrato si è concentrato su un altro punto: fissare in Statuto dei vincoli sulla composizione del Consiglio in base alla provenienza geografica dei candidati, per tutelare le piccole Comunità da un lato, e assicurare un’attività e una rappresentanza equilibrata sul territorio nazionale dall’altro. Due le principali proposte: stabilire che ciascuna area territoriale dell’ebraismo italiano, Comunità di Roma, di Milano e piccole Comunità, dovesse essere rappresentata da un numero di consiglieri pari a un terzo (su un Consiglio di nove come quello attuale, tre consiglieri per ogni entità), oppure prevedere obbligatoriamente la presenza nel Consiglio esecutivo di consiglieri provenienti da almeno quattro Comunità diverse. Le posizioni erano generalmente riconducili alla provenienza geografica. La maggior parte dei giovani romani ha infatti avversato con forza l’introduzione di una ripartizione dei Consiglieri che avrebbe sostanzialmente impedito ai candidati di Roma di sfruttare la superiorità numerica che la loro Comunità può mettere in campo, come già avvenuto alle elezioni dello scorso anno a Milano. Viceversa la maggioranza dei ragazzi milanesi e delle piccole Comunità ha sostenuto che solo così si sarebbe assicurata un’Unione dei giovani ebrei d’Italia davvero rappresentativa dell’intera Italia ebraica. Così i lavori sono proseguiti fra il dibattito tra le diverse opinioni da una parte, e la febbrile attività dietro le quinte per assicurare i voti alla propria campana dall’altra.
Al voto finale è andata la proposta del “tre-tre-tre”. Per le modifiche allo Statuto era necessaria una maggioranza di due terzi degli accreditati, 43 persone in tutto. Data la delicatezza della materia, il voto di ciascuno è stato raccolto per appello nominale. E qui è scoppiato un caso. Inizialmente pareva che il numero necessario all’approvazione della riforma dovesse essere di 28 voti a favore, esattamente il numero che era stato raggiunto. Ma immediatamente dopo si è scoperto che per l’approvazione erano invece necessarie 29 preferenze. Tra le polemiche la procedura di voto si è ripetuta, ma il risultato negativo è stato confermato. Il “tre-tre-tre” non passa, e il Congresso straordinario si è chiuso così in un clima di tensione, tra la soddisfazione di alcuni (una quindicina i voti contrari o astenuti) e la delusione di molti. L’appuntamento ai giovani ebrei d’Italia è per il Congresso ordinario di Genova dal 3 al 5 dicembre, che si chiuderà dunque nella giornata in cui prende il via quello dei “grandi” dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Per una volta saranno così i giovani a passare il testimone agli adulti. Sperando che, nei giorni precedenti, gli adulti non si lascino tentare dal mettere il naso negli affari dei ragazzi.
Rossella Tercatin