Qui Roma – Al Festival di letteratura ebraica un percorso di kabbalah e un appello
Una giornata dedicata alla mistica ebraica, tema dallo straordinario fascino e attualità ormai penetrato a pieno nella cultura occidentale anche se talvolta impoverito del suo significato più profondo, ha contrassegnato ieri il Festival internazionale di letteratura ebraica che si sta svolgendo a Roma. Oltre 500 gli spettatori che hanno assistito all’incontro mattutino alla Casa dell’Architettura con Yarona Pinhas, che ha affascinato il numeroso pubblico presente conducendolo lungo un percorso di numeri e lettere e guadagnandosi una prolungata sessione di applausi. Nata in Eritrea da una famiglia di origine yemenita, Yarona Pinhas insegna e coordina seminari di autosviluppo personale e corsi sulla kabbalah. Per descrivere il suo intervento Shulim Vogelmann, uno dei tre curatori del Festival insieme a Raffaella Spizzichino e Ariela Piattelli, ha usato l’aggettivo “splendido” parlando inoltre di “adesione incredibile” da parte del pubblico. Nel pomeriggio kabbalah protagonista anche al Palazzo della Cultura (la fila per entrare arrivava fino al Teatro Marcello) dove Giulio Busi, uno dei massimi esperti mondiali in materia, e Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, hanno dato vita a un dibattito ricco di spunti e stimoli. I due relatori hanno ripercorso i principali passaggi storici e di significato della kabbalah, soffermandosi sugli insegnamenti dello Zohar e sulle dieci sefiroth, gli attributi divini attraverso i quali il Signore può proiettarsi sul mondo e sugli uomini. Il dottor Busi, ricordando la grande influenza della kabbalah nel pensiero occidentale ha sottolineato come gli studiosi che si occupano dell’argomento debbano vestire due panni – quello dello storico e quello dello storico della cultura – per evitare di cadere nella trappola della superficialità. Bisogna infatti indagare in profondità, insiste Busi, su cosa i cabalisti intendessero scrivere di volta in volta e su quale sia stata la ricezione del loro messaggio nel corso dei secoli. Rav Di Segni si è soffermato in particolare sul senso della kabbalah, spiegando come attraverso il suo studio gli ebrei possano dare un senso alla propria esperienza religiosa grazie alla motivazione di precetti che la sola razionalità non sarebbe in grado di interpretare. L’esempio citato dal Rav è stato quello della proibizione di mangiare carne di maiale. Proibizione che un approccio laico motiva con spiegazioni di natura igienica mentre un approccio cabalistico inserisce in un contesto metafisico di mondo invisibile diviso in cose pure e cose impure. Conclusione di giornata alla Casa dell’Architettura con la proiezione del film Il giardino dei Finzi Contini, capolavoro del cinema italiano liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Giorgio Bassani. Prima della proiezione in sala il giornalista Menachem Gantz e il compositore Manuel De Sica, autore della colonna sonora del film, hanno lanciato un appello per salvare dall’usura del tempo la pellicola, che a 40 anni dalla sua uscita necessita urgentemente di sponsor che si occupino del suo restauro. Anche Ariela Piattelli ha ribadito con efficacia il concetto: “Vogliamo che Il giardino dei Finzi Contini rifiorisca”.
Intanto il Festival prosegue in data odierna con due incontri, entrambi in programma alla Casa dell’Architettura. Alle 18.30 il poeta e scrittore Edoardo Albinati intervisterà Ronny Someck, uno dei maggiori poeti israeliani della nuova generazione, mentre alle 20.30 Simonetta Della Seta incontrerà il romanziere Meir Shalev. Nell’occasione verrà presentato È andata così, il suo ultimo libro uscito in Italia alla fine di settembre.
Adam Smulevich