Raiz e i Radicanto chiudono il Festival di Letteratura
Repentino cambio di programma nell’ultima giornata del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica che in questi giorni ha presentato al pubblico romano alcuni degli intellettuali di spicco del panorama culturale ebraico internazionale e affrontato numerosi filoni letterari che spaziavano dalla narrativa amorosa alla filosofia, dal pensiero dei maestri della kabbalah allo humour askenazita. In apertura di serata era previsto un dialogo tra Alessandro Piperno e Howard Jacobson, ma lo scrittore britannico non ha potuto presenziare all’incontro perché impegnato in patria dopo aver vinto il Man Booker Prize, il più importante premio letterario del Commonwealth assegnatoli martedì scorso. Così sul palco invece di Jacobson è salito Shulim Vogelmann, responsabile della collana israeliana per la casa editrice Giuntina e curatore del Festival insieme a Raffaella Spizzichino e Ariela Piattelli, che ha analizzato insieme a Piperno le mille sfaccettature e dislocazioni della letteratura ebraica. Dalla straordinaria fertilità degli scrittori ebrei statunitensi con l’esempio classico di Philip Roth (dai libri del quale Piperno ha raccontato di attingere molti spunti) agli autori sempre attuali della vecchia Mitteleuropa, passando per alcuni grandi intellettuali italiani (“Moravia e Svevo vanno considerati scrittori ebrei pur avendo un rapporto teso con le proprie origini ebraiche?”, è la domanda che apre il dibattito) alla fiorente produzione letteraria israeliana, che grazie ad ambasciatori quali Amos Oz, David Grossman e Abraham Yehoshua ottiene un meritato successo globale. I due interlocutori si sono interrogati a lungo su quali caratteristiche debba avere un autore per essere considerato a pieno titolo un esponente della letteratura ebraica. Piperno era coinvolto in prima persona nel dibattito. Come ha spiegato con ironia, il grande successo ottenuto dal suo romanzo d’esordio Con le peggiori intenzioni (200mila copie vendute) si basa in parte su un equivoco: considerato un esponente del filone ebraico italiano, lo scrittore non è halachicamente ebreo in quanto nato da madre non ebrea. “Chissà cosa succederà quando lo scopriranno”, scherza con i presenti. Applaudita anche la conclusione di Vogelmann: “Cosa significa essere ebreo? Continuare a chiedersi cosa significa essere ebreo…”. Il Festival si è chiuso in tarda serata con un concerto del cantante Raiz e del gruppo barese Radicanto al Palazzo della Cultura. Davanti a un pubblico composto da giovani e meno giovani, l’ensemble ha catturato l’attenzione della platea proponendo un affascinante viaggio musicale nei quattro angoli del Mediterraneo.