Qui Roma: 16 ottobre, mille luci e un Sefer per non dimenticare
Molti ragazzi delle associazioni giovanili ebraiche si sono uniti in un unico abbraccio cantando ‘Am Israel hai’ per accogliere il Sefer Torah donato alla Casa di riposo ebraica di Roma in ricordo di tutti i bambini strappati dalle loro case il 16 ottobre 1943. Se non fossero stati uccisi, oggi forse sarebbero gli ospiti di questo istituto.
L’onore di condurre il Sefer dal Tempio maggiore al palco situato su Largo 16 ottobre 1943 dove le tante personalità presenti che avevano appena partecipato alla marcia silenziosa organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio in occasione del sessantasettesimo anniversario della razzia degli ebrei romani dal ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 è stato attribuito al rav Vittorio Della Rocca. E ancora il rav Della Rocca, seguito dal Presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, dal rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, dal Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e dalle tante persone presenti che hanno formato due folti cordoni per lasciarlo passare, ha condotto il sefer a Piazza San Bartolomeo all’Isola, dove sorgeva la vecchia casa di riposo e dove, ad accoglierlo c’erano il Consigliere Ucei e responsabile del Tempio dei Giovani Sandro Di Castro e il direttore del Dipartimento di cultura ebraica della Comunità di Roma Claudio Procaccia.
gattegna“Onorare la memoria di tutti coloro che persero la vita nei campi di concentramento – ha detto Di Castro – significa mettere in pratica gli insegnamenti scritti nella Torah, la sofferenza degli ebrei imprigionati nei campi di concentramento era proprio di non poter più rispettare la Torah”, mentre Claudio Procaccia ha ricordato la “giusta”, Dora Fogaroli, infermiera del Fatebenefratelli, che a rischio della vita riuscì a salvare molti ebrei.
La cerimonia di Ahnasat Sefer Torah voleva proprio sottolineare come nella data in cui si ricorda la pagina più nera della storia degli ebrei di Roma non si possa coltivare l’idea della Memoria senza guardare al futuro. Lo studio della Torà è vita ed è migliore risposta a coloro che progettavano l’eliminazione di tutto il popolo ebraico. Come ha sottolineato il presidente Pacifici nel prendere parte alla marcia silenziosa che da Piazza Santa Maria in Trastevere si è snodata per i vicoli di Trastevere e ha raggiunto il Portico d’Ottavia ripercorrendo a ritroso il cammino che fecero quella mattina gli ebrei strappati alle proprie case ed a cui hanno partecipato anche il presidente Ucei Renzo Gattegna, rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, il vicesindaco Mauro Cutrufo i presidenti di Regione e Provincia, Renata Polverini e Nicola Zingaretti e Andrea Riccardi di Sant’Egidio.
Pacifici è tornato a sottolineare la necessità di emanare una legge che consideri reato il negazionismo e lo punisca, appello lanciato alle istituzioni, attraverso una lettera pubblicata sul quotidiano Repubblica e subito condiviso da Fini Schifani e da tutti i gruppi parlamentari. Sulla stessa linea di Pacifici si sono posti anche Nicola Zingaretti e Renata Polverini. Il Presidente dell’Unione Renzo Gattegna ha dal canto suo ricordato che “Non siamo qui per sottolineare solo fatti del passato, ma per rinnovare il patto che ci unisce. Siamo qui perché vogliamo che al di là e al di sopra di tutto prevalga il rispetto dei diritti fondamentali”.
Lucilla Efrati