Legge e negazionismo, “Un atto dovuto”
Quando, giorni fa , ho letto la lettera di Riccardo Pacifici, a Repubblica, con la richiesta al nostro Parlamento di approvare, entro il 27 gennaio, Giornata della Memoria, una legge che introduca, nel nostro Paese, il reato di negazionismo, sono rimasto sorpreso.
Un’idea semplice, forse banale nella sua semplicità, vietare ai revisionisti storici la possibilità di diffondere le loro aberranti ipotesi sulla Shoah.
Il sasso era stato lanciato, ora la politica doveva raccoglierlo e dare una risposta.
A me non sembrava una forzatura, bensì una legittima difesa nei confronti di questi signori, che, utilizzando ogni forma a loro possibile, soprattutto nelle aule universitarie, potessero cancellare o riscrivere le atrocità che il popolo ebreo aveva subito così duramente. Questi signori trovano terreno fertile negli ambienti dell’ultra destra, che da sempre sostengono che la Shoah non è mai esistita, pronti ad affermare che non c’è stata nessuna deportazione, che non c’è stato nessuno sterminio degli ebrei, una montatura creata ad arte, per trarre vantaggi, primo fra tutti la creazione dello Stato di Israele.
Comincio ad essere vecchio se penso a Piazza Dante con i nostri deportati, con Raimondo Di Neris e altri, per evitare che David Irving arringasse i giovani di destra contro le menzogne dell’Olocausto al Parco dei Principi.
Più recentemente, a Teramo, nostri correligionari rischiare botte, arresti e processi per impedire di esporre le sue tesi a Faurisson.
Giusto allora, se questi signori hanno platee così prestigiose per esporre le loro idee, vietarglielo per legge.
Un’idea semplice, dicevo, complimenti a chi l’avesse ideata, ma, mi chiedevo, ci sarà consenso attorno a questa proposta?
Ho divorato le edizioni online dei vari giornali ed agenzie di stampa, magicamente, tutte le forze politiche, le più alte cariche dello Stato, di tutti gli schieramenti, escluse rarissime eccezioni, concordavano nel calendarizzare la proposta, in modo che potesse avere l’approvazione dal Parlamento italiano, entro il 27 gennaio.
Avrei voluto felicitarmi con Riccardo, esprimergli tutta la mia gratitudine per aver reso nazionale e, forse, reale, un sogno: quello di vietare, per legge, a questi signori di raccontare bugie sulla Shoah con tesi improbabili, nascosti dalle loro cattedre universitarie, liberi di vomitare tutto il fango possibile addosso al nostro Popolo, animati dal più bieco e violento antisemitismo.
Non avevo fatto i conti col popolo più difficile del mondo: il Popolo di Israele.
Le uniche voci contrarie sono state le nostre….e quella di Casini.
Attentato alla democrazia e alla libertà di pensiero e di parola, scrivono e dicono.
Astrusa l’idea di Luzzatto sul Sole 24 ore. Con tutto il rispetto dovuto non posso essere d’accordo, stavolta, con la professoressa Foa.
La disamina di Bidussa non l’ho proprio capita, di quali futuri martiri parla?
L’idea di Riccardo è stata accettata da tutti gli schieramenti politici nazionali, le critiche, per la verità molto limitate, mi sembrano strumentali e riflettono, più che un’idea personale, una logica di parte che, per casi così importanti, dovrebbe essere accantonata e abbandonata.
Io che ho avuto un nonno morto ad Auschwitz, perchè impossibilitato a pagarsi un salvacondotto verso la Svizzera o verso gli Stati Uniti, mi sentirò più tranquillo se un domani, una legge dello Stato, non permetterà a questi signori di avere una tribuna dalla quale negare le atrocità naziste, questo a tutti i nostri morti glielo dobbiamo, per mai dimenticare.
Vittorio Pavoncello, Presidente Federazione Italiana Maccabi