Qui Roma – Settimio Calò, nella sua storia la nostra storia

Una lapide in memoria di Settimio Calò, che il 16 ottobre 1943 uscì di casa per comperare le sigarette e quando vi fece ritorno la trovò vuota: sua moglie ed ai suoi nove figli erano stati rastrellati e poi portati ad Auschwitz insieme ad oltre mille ebrei “in nome della politica razzista e del nazifascismo nessuno dei suoi famigliari fecero ritorno”. “La storia di Settimio Calò – ha rilevato il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Pacifici – è la storia drammatica di un uomo rimasto solo, una storia come tante altre che testimonia l’unicità della Shoah.”. Settimio Calò non fu un eroe nel senso classico del termine, ma la sua storia rappresenta il simbolo di tutte le famiglie distrutte dall’odio antisemita, come ha sottolineato il sindaco Gianni Alemanno partecipando questa mattina alle celebrazioni in memoria del 16 ottobre 1943, fra cui appunto l’apposizione di questa targa davanti alla casa di Settimio Calò, nel cuore del vecchio ghetto. “Credo che scoprendo questa lapide compiano due gesti – ha detto Alemanno alla presenza del rabbino capo Riccardo Di Segni della presidente della Regione Renata Polverini, di Cecilia d’Elia vicepresidente della Provincia dello stesso Pacifici e del giornalista Gian Antonio Stella che nelle pagine del Corriere della Sera aveva raccontato la storia di Calò e lanciato la proposta che Roma gli intitolasse una via – in primo luogo vogliamo ricordare il fatto che la Shoah non ha colpito solo chi è morto nei campi di sterminio ma anche tutti quelli che sono rimasti e che hanno trascorso tutto il resto della propria vita con il dolore del vuoto delle persone che non c’erano più, ma serve anche a dire che il dolore è un potente strumento per conservare la Memoria”. Alemanno ha poi spiegato il motivo per cui ha dato appoggio alla proposta di Pacifici di introdurre il reato di negazionismo “chi oggi professa il negazionismo non può essere in buona fede, ma anzi manifesta una forma di antisemitismo” ha detto il Primo cittadino di Roma “introdurre il reato serve ad evitare che le istituzioni debbano di volta in volta prendere provvedimenti estemporanei, quando magari un professore in un’aula scolastica nega l’olocausto”. Sulla stessa linea la Polverini “Sosteniamo tutti con forza la proposta di Pacifici – ha detto – chiederemo al Parlamento di mettere in calendario questa legge”.