Voci a confronto
In attesa dei risultati delle elezioni americane, due argomenti dominano oggi la nostra rassegna stampa: la reazione ebraica allo sceneggiato agiografico su Pio XII che è stato trsmesso nei giorni scorsi e il terribile attentato contro una chiesa cattolica in Iraq.
Sulle sceneggiato di papa Pacelli ha preso posizione inequivocabile il rabbino capo di Roma con un’intervista sul mensile Shalom: ne ha indicato gli errori storici veri e propri (il rastrellamento tedesco del 16 ottobre viene descritto come se fosse stato fermato da un intervento vaticano, il che non fu), le omissioni (i fascisti, che ebbero responsabilità analoga a quelli dei nazisti, praticamente con compaiono; la rappresentazione degli ebrei è da vecchio stereotipo), il carattere apologetico. E il giudizio è di netta condanna “una patacca”. Il giudizio di Rav Di Segni è espresso con molta chiarezza in un’intervista concessa al Messaggero. Tutti i giornali però ne danno notizia. Ne scrivono Gian Guido Vecchi sul Corriere, Silvia Maria Perfetti sulla Stampa, il Giornale, e altri ancora, sempre avendo cura di riportare la posizione della produzione che insiste a definire equlibrata la fiction. Da notare che il giornale dei vescovi, Avvenire, dà un giudizio estremamente positivo senza neppure riferire delle critiche ebraiche.
La tragica vicenda irakena, che ha provocato 58 morti (si veda la cronaca di Cristiano Tinazzi sul Riformista), a parte la pietà per le vittime e l’orrore per gli assassini, ci riguarda per due ragioni. La prima è che nonostante la continuità con le persecuzioni di cristiani che avvengono in tutto il mondo islamico (su cui vale la pena di leggere l’ampia documentazione riportata Tornielli sul Giornale e Negri sul Sole) e le rivendicazioni di Al Queida, gli Hazbollah libanesi cercano miserabilmente di coinvolgere Israele (notizia sul Giornale). La seconda ragione è che questo attacco, venuto subito dopo il sinodo dei vescovi del Medio Oriente, mostra la infondatezza dell’analisi che vi è stata condotta: non è certo il conflitto fra Israele e palestinesi a motivare crimini del genere, e neppure la presenza americana (che ormai in Iraq non c’è più); ma la spinta autonoma dell’islamismo a distruggere tutto ciò che non rientra nella versione dell’Islam che essi considerano ortodossa. In sostanza il problema è il terrorismo e l’islamismo, non altro.
Altre notizie: sembra che il regime iraniano si sia deciso a impiccare Sakineh (Il Corriere). A proposito dell’Iran, Bernard Henry Levy reitera il suo appello a fermare il suo riarmo (Il Corriere). In Francia circola un altro appello, con firma molto prestigiose come quella del sindaco di Parigi, contro il boicottaggio di Israele proposto fra l’altro da Daniel Cohn Bendit, esponente di J-call, la versione europea di J Street, lobby della sinistra ebraica. Sullo Herald Tribune è interessante un servizio sulle contraddizioni innescate dalla proposta di premiare con un Oscar alla carriera il regista Godard, i cui atteggiamenti antisemiti sono noti. Interessante anche l’inchiesta di Cinzia Romani sul Giornale, che ricostruisce la biografia di Mark Zuckerberg, “il misantropo che inventò Facebook”.