Voci a confronto

Il fatto del giorno è sicuramente la condanna a morte dell’ex ministro degli Esteri di Saddam Hussein, il cristiano Tareq Aziz nato nelle terre curde; Cremonesi sul Corriere parla di un Aziz stanco e malato, forse anche privo di quella voglia di combattere che lo contraddistinse negli anni del suo ruolo istituzionale ed anche in occasione dei precedenti processi, tutti conclusi con lievi condanne. Ma oggi, in un Iraq definitivamente in mano agli sciiti che già avevano cercato di eliminarlo nel 1980, sembrano avere poche speranze di successo gli interventi internazionali volti a salvarlo dal patibolo; è tuttora in mano degli americani, ma se verrà consegnato agli iracheni la sua sorte appare segnata. E’ interessante rileggere, oggi, su Libero, l’intervista che Farina gli fece nel 1999 a Baghdad dalla quale traspare un leader cristiano che forse protesse i propri correligionari, oggi perseguitati, ma fu certamente anche complice di una certa politica di violenza che non è sicuramente finita con la caduta di Saddam. Venendo in Europa, Taino sul Corriere riferisce i risultati di un’inchiesta aperta 5 anni fa dall’allora ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, perplesso nel vedere che, dopo la guerra, tanti diplomatici tedeschi continuarono tranquillamente la loro carriera, magari in paesi dove il loro passato non poneva problemi. Da questa inchiesta viene alla luce il ruolo di essenziale sostegno e complicità della diplomazia nazista alle nefandezze del regime hitleriano. Parallelamente, su Avvenire troviamo, sotto il titolo “Sommergibili ebrei a Berlino”, i risultati dell’inchiesta commissionata dalla Technische Universität di Berlino per far conoscere quei Giusti che, anche a Berlino, seppure in numero limitato, ma con grande coraggio, aiutarono migliaia di ebrei a nascondersi o a fuggire; in altro articolo, sulle stesse colonne, sotto il titolo “La pagina oscura di Lutero antisemita”, vengono citati numerosi articoli pubblicati su Pagine Ebraiche e si osserva che non a caso la notte dei cristalli avvenne il 10 novembre del 1938, anniversario della nascita di quel Lutero che, inizialmente amico degli ebrei, divenne ben presto il più feroce antisemita dei suoi tempi. Come scrisse Donatella Di Cesare, sarebbe stato sicuramente seduto sui banchi di Norimberga se solo fosse vissuto 4 secoli dopo. Annunciata fin da ieri, troviamo sul Foglio un’intervista a padre Pizzaballa, Custode di Terrasanta; la maggior parte dei vescovi intervenuti al sinodo sono arabi, ci dice padre Pizzaballa, ed il mondo arabo ha poca simpatia per Israele. Ma quanto pronunciato al Sinodo rappresenterebbe solo pareri personali, e non la voce ufficiale del Vaticano (mi si permetta, a questo proposito, di ricordare le pesanti omissioni nel riferire le rari critiche ascoltate a Roma sulla realtà odierna nei paesi islamici che si sono trovate sull’Osservatore Romano). Da elogiare l’intervistatore Paolo Rodari che, a differenza di tanti suoi colleghi, non si limita a fare da cassa di risonanza per le altrui posizioni, ma insegue l’intervistato con precise domande. A conclusione del Sinodo, ancora da leggere Meotti, sempre sul Foglio, che approfondisce le personalità di monsignor Salim Bustros e, soprattutto, del patriarca Sabbah. Dopo aver letto quanto scrive oggi Meotti è ben difficile non considerare Sabbah non soltanto un religioso cristiano di nazionalità araba, ma soprattutto un violento antisemita, a mio parere ben lontano dagli ideali di fratellanza e di pace propugnati da Cristo e dalla Chiesa. Mentre Politi sul Fatto Quotidiano sostiene pienamente le posizioni che opporrebbero il Vaticano contro Israele, dimenticando tuttavia le precise affermazioni fatte dai principali politici israeliani che contrastano con le stesse parole di Politi, l’editoriale della Voce Repubblicana è chiarissimo nel dimostrare quanto le posizioni del Vaticano servano a rendere ancora più difficile la soluzione del contenzioso arabo-israeliano.
Avevo previsto, nella mia rassegna stampa del 13 us, che avremmo letto, nei giorni a venire, molte attente valutazioni sulla grande vicinanza della Chiesa alle posizioni palestinesi; non avrei però mai immaginato che nel sinodo dei vescovi, aperto e chiuso in Roma dal papa, si sarebbero ascoltate parole che ci illudevamo di non dover più sentire, almeno in Occidente, almeno in casa nostra. Altri lo hanno già ampiamente sottolineato in questa rassegna; ricordiamo ancora che il portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha sottolineato che i governi israeliani non si sono mai serviti della Bibbia per giustificare l’occupazione o il controllo di alcun territorio, Gerusalemme Est compresa. Mentre da parte dell’arcivescovo greco-melchita si sostiene che “per noi cristiani non si può più parlare di terra promessa al popolo giudeo”, e che quindi “non è più giustificabile il ritorno degli ebrei in Israele”, parole queste che si accompagnano con definizioni di Israele e di ebraismo del genere di “corpo estraneo” che “corrode” e che “non è assimilabile”; osserva correttamente il blogdibarbara che siamo in linea con la definizione di cancro di epoca nazista. Sappiamo come è andata a finire allora, facciamo attenzione adesso. Sarebbe importante se poi tutti quei vescovi che hanno parlato così duramente contro Israele (a differenza di pochi altri addirittura censurati dall’Osservatore Romano, come ricordavo in precedenza) leggessero attentamente l’intervista rilasciata al Foglio da Bernard Lewis, massimo conoscitore del mondo islamico, sabato scorso, e che ritengo possa interessare anche molti lettori che vogliono comprendere a fondo la situazione di oggi.
Emanuel Segre Amar
27 ottobre 2010