Fedeltà e giuramenti

Non me ne voglia Tobia Zevi e nemmeno l’Associazione Hans Jonas a nome della quale pare intervenire da queste colonne: non ho la vocazione a fare la sentinella ad alcuno.
Ciò premesso non entro qui nella questione che egli ha trattato sull’opportunità o meno dell’istituzione in Israele di un giuramento allo stato “ebraico e democratico”, bensì sulla chiosa finale dell’intervento che confido e sospetto, magari a causa di quello che una volta si definiva “il maligno diavoletto della tipografia”, sia uscita monca.
Affermare infatti che ” il primo passo da compiere è fare la pace, non ribadire ciò che, fortunatamente, per adesso già è “, riferendosi quindi ad Israele ed apparentemente addossando esclusivamente a questo stato la volontà di non pervenire alla pace, è assunto politicamente troppo povero, retorico e demagogico nei confronti di una certa corrente di pensiero, peraltro così distaccato dalla realtà da non costituire una ragionevole analisi politica.
La pace, come i matrimoni, richiede l’accordo tra le parti in causa ed il panorama che Israele deve contrastare, peraltro non essendo nemmeno chiaro chi dovrebbe sposare, non mi pare propizio alle nozze.

Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane