Negazionismi

Ogni tanto mi capitano allievi assolutamente convinti che l’uomo non sia mi stato sulla luna. In apparenza è una teoria piuttosto innocua, eppure mi dà terribilmente fastidio. Provo un’istintiva diffidenza verso chi immagina complotti volti a falsificare la storia. Non mi piace che i ragazzi ritengano che seguire teorie originali e bizzarre, avversate dalla cultura ufficiale, sia una prova di senso critico e indipendenza di giudizio. Ma, soprattutto, mi sconcerta che sia così facile credere che centinaia, forse migliaia di persone possano essersi accordate per raccontare tutte la stessa menzogna. Tutti e tre questi elementi si manifestano ingigantiti nel caso del negazionismo (che per fortuna non ho mai incontrato da insegnante); per questo mi pare che meritino qualche riflessione, soprattutto il terzo. E’ giusto non prendere le testimonianze orali per oro colato, soprattutto quando si tratta di ricostruire nomi e date. Negarne del tutto il valore è già più discutibile, ma non inaccettabile. Immaginare che i testimoni abbiano deciso consapevolmente di mentire è una cosa completamente diversa: significa accusarli non di essere imprecisi o esagerati nei loro racconti, ma di essersi resi consapevolmente complici di una truffa, quindi di aver commesso deliberatamente un reato. Se per un singolo imputato si invoca la presunzione di innocenza, non dovrebbe valere a maggior ragione per migliaia di persone? Negare una pagina di storia che molti hanno vissuto in prima persona è un’operazione tutt’altro che neutra, anzi, estremamente insidiosa. Forse le discussioni sulla luna o su altre teorie bizzarre possono aiutare i ragazzi a riflettere e a diffidare di chi vuole riscrivere la storia ignorando o diffamando quelli che l’hanno vissuta sulla propria pelle.

Anna Segre, insegnante