Mastronardi – “La mia passeggiata in ghetto”

“Miriam è una ragazza di vent’anni chiamata ad affrontare problemi troppo grandi per lei. Per questo è costretta a crescere in fretta”. Alessandra Mastronardi, classe 1986, la celebre Eva della fiction “I Cesaroni” parla del grande significato che ha avuto interpretare, per la prima volta nella sua carriera, un ruolo drammatico, quello della giovane ebrea protagonista della fiction “Sotto il cielo di Roma”. La storia d’amore tra Miriam e Davide (Marco Foschi), e la loro amicizia con Marco (Ettore Bassi) durante l’occupazione nazista e la razzia del ghetto della capitale rappresentano la vera trama della miniserie in due puntate in onda domenica 31 ottobre e lunedì 1 novembre. Sullo sfondo, ma vero protagonista della vicenda, papa Pio XII (James Cromwell). “Questa è una storia molto delicata e profonda, per questo ho cercato di entrarci con grande rispetto e senso di responsabilità. Vestire i panni di una ragazza con una vita così difficile, costretta ad assistere a tanta violenza nei confronti della sua famiglia e della sua gente, mi ha fatta crescere moltissimo” spiega l’attrice.
Alessandra tu avevi mai avuto modo di approfondire il tema della persecuzione razziale durante la seconda guerra mondiale?
Quando frequentavo il liceo Tasso (uno dei classici più rinomati della capitale ndr) ho avuto la fortuna di partecipare con la mia classe al progetto della Memoria voluto da Veltroni quando era sindaco. Abbiamo avuto diversi incontri con i sopravvissuti ai campi di sterminio, abbiamo esaminato i registri scolastici, con gli alunni ebrei che a un certo punto scomparirono, abbiamo fatto diversi approfondimenti con i nostri insegnanti. Alla fine è arrivato a raccogliere il materiale che avevamo elaborato addirittura Steven Spielberg, per la sua Survivors of the Shoah Visual History Foundation. Questo progetto per me è stato davvero un’esperienza fondamentale. E quando mi hanno offerto la parte di Miriam sono stata felicissima. Devo ammettere che nelle mie ricerche non avevo mai affrontato la questione del ruolo di Pio XII, e non avevo mai sentito parlare della sua decisione di aprire le porte dei conventi. Penso che questa fiction possa essere importante per mostrare punti di vista differenti.
Come ti sei preparata per interpretare Miriam?
Appena ho saputo di aver ottenuto la parte ho deciso di fare una passeggiata nel ghetto di Roma. Era già sera e non conoscevo nessuno. Mi stavo guardando attorno quando ho incontrato un ragazzo che mi ha fatto da cicerone per tutte le stradine. Finché non mi ha portato in “piazza” (così gli ebrei romani chiamano Portico d’Ottavia, il cuore del ghetto ndr), dove c’era un gruppo di signore sedute fuori da una porta. In pochi minuti mi è sembrato di trovarmi insieme a delle zie. Per me che vengo da Napoli quest’atmosfera familiare è il massimo. È stato davvero fantastico. Poi ovviamente a questo si è aggiunto un mix di preparazione storica e di introspezione.
Durante la lavorazione di “Sotto il cielo di Roma”, ti è mai capitato di pensare che se tu fossi stata una ragazza di 24 anni in quel periodo storico, ebrea o meno, ti saresti trovata di fronte a delle scelte?
Mi sono chiesta molte volte come mi sarei comportata in quella situazione. Ma non sono riuscita a darmi una risposta. È difficile per chiunque sapere quali scelte avrebbe compiuto in circostanze tanto drammatiche, senza viverle davvero sulla propria pelle. Però una cosa ci tengo a dirla. Per colpa delle leggi razziali, gli ebrei furono privati dei diritti più elementari, quello di studiare, di lavorare, persino quello di essere considerati uomini. Ieri è successo al popolo ebraico, ma io penso che dobbiamo stare sempre in guardia per impedire che accada di nuovo, agli ebrei, ma non solo. Anche perché guardandosi intorno oggi si vedono tanti segnali preoccupanti, di intolleranza e di razzismo.

Rossella Tercatin