Bernabei – “Ricostruzione storica veritiera”

Nel corso della presentazione alla stampa di “Sotto il cielo di Roma”, Ettore Bernabei ha descritto la fiction come “una ricostruzione storica veritiera, un quadro interessante, che susciterà apprezzamenti senza polemiche, perché molto vicina alla verità”. A dispetto delle controversie che si sono susseguite negli ultimi anni circa il ruolo che Pio XII giocò, o evitò di giocare, durante le persecuzioni naziste, il presidente della casa di produzione LuxVide, già direttore generale della Rai dal 1961 al 1974, affiliato all’organizzazione cattolica dell’Opus Dei, è soddisfatto della miniserie.
Presidente, lei non pensa che “Sotto il cielo di Roma” rappresenti un modo per mettere in buona luce Pio XII? Gli ebrei romani quel periodo lo hanno vissuto sulla propria pelle ed ci sono ancora numerosi testimoni diretti. Avete pensato di consultarli?
Gli sceneggiatori hanno voluto evitare le posizioni ufficiali riguardo alla figura del pontefice. Non si sono schierati né da una parte né dall’altra. Hanno cercato invece di impostare la trama lungo due binari, la vita dei tre ragazzi protagonisti, e le vicende del pontefice. E con alcuni testimoni hanno parlato.
Il regista Christian Duguay ha parlato di come “sia stata straordinaria raccontare una fetta di storia così importante, in cui alla fine la bontà ha prevalso”. Ma non è forse è un equivoco di fondo, considerando che oltre aimille ebrei romani che furono deportati e non tornarono, altri 6 milioni che morirono nei campi di sterminio nazisti, insieme ad altri 5 milioni di omosessuali, zingari, oppositori politici. Perché la fiction non parla del modo in cui si comportò Pio XII nei loro confronti?
In fondo il papa è il vescovo di Roma, e quindi Pio XII si è fatto carico di salvare più vite possibili nella sua diocesi. E aprendo i conventi ne salvò moltissime. Probabilmente non si può definire un uomo “giusto” nel senso ebraico del termine. Ma in “Sotto il cielo di Roma” i dubbi rimangono, vengono mostrate anche delle critiche a Pio XII e la questione rimane aperta. D’altra parte il fatto che dentro Roma non si combatté come in altre città italiane ed europee è oggettivamente un merito storico del pontefice, e di questo bisogna dargli atto.
Considerando tutti gli elementi controversi che esistono intorno alla figura di questo papa, secondo lei la fiction, il mezzo nazional-popolare per eccellenza, è lo strumento più adatto per trattare l’argomento?
Una fiction è adatta a parlare di queste cose nel momento in cui riesce a essere equilibrata, e credo che questa lo sia. A quel punto la fiction diventa anche meglio di un articolo o di un documentario. Questi generi infatti nascondono sempre una dose di faziosità dietro un’apparente oggettività. In una miniserie invece si può dare spazio ai sentimenti e alle sfumature, che non sono altrimenti documentabili. E la combinazione di immagini, parole, suoni ed emozioni dà vita a un quadro più completo di qualsiasi ricostruzione storica.

Rosella Tercatin