…l’ebreo multifunzionale

C’è qualcosa di strano, se non di francamente anomalo, nella salienza pubblica del fenomeno “ebreo” sulla scena pubblica e mediatica in questi ultimi tempi. Dalla kippà del senatore Ciarrrapico (che voleva solo dire che l’On. Fini è inaffidabile), alle barzellette di Berlusconi (che voleva solo mostrare il volto umano della politica), dal Sinodo dei vescovi cattolici del Medio Oriente (che voleva solo esprimere preoccupazione per la condizione dei cristiani nel mondo islamico), all’apologetica produzione televisiva di Bernabei (che voleva solo spezzare una lancia a favore della santificazione di Papa Pacelli), fino all’ultimo romanzo di Umberto Eco (che, avendo forse fiutato un filone redditizio, voleva solo vendere alcune copie in più e magari suggerire un copione per un altro film di successo), il simbolo, l’argomento, il paragone, il capro espiatorio, la causa occasionale, la platea da convincere, o il feticcio da esorcizzare, è pur sempre e solo l’ebreo. Si tratterà certo di una coincidenza, e non vi è necessariamente animosità in quello che si dice, si scrive e si mostra, ma la densità della presenza ebraica nel discorso pubblico è giunta ben oltre il livello di saturazione. La società, nelle sue manifestazioni così diverse, dalla politica alla religione, dalle arti espressive alla letteratura, sembra mancare di altri argomenti, oppure sembra averli dimenticati, o rimossi, o censurati. L’ebreo multifunzionale fa comodo a tutti. Se non esistesse, bisognerebbe inventarlo.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

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