Lieti di essere conosciuti

Coperta dalla crosta atrofizzata del pregiudizio, c’è ma non viene vista la persona ebraica. Ebrei che sono italiani, irlandesi, tedeschi, e naturalmente di Israele. Sopra di loro il tetto di una cartolina ossessiva, e Gerusalemme coi soldati in assetto di guerra e in Europa gruppi di gente con in mano la bandiera della stella a sei punte. Sarebbero questi, gli ebrei. Invece si chiamano David ma anche Robert, Sara ma anche Brigitta. Suonano il violino secondo la scuola ebraica di Odessa, ma eseguono Beethoven. Mangiano kasher ma la ricetta ghiotta è quella del wiener schnitzel. In Italia ce ne sono che amano perdutamente l’Umbria, centinaia che senza la pasta con la pommarola non sanno vivere, che hanno vent’anni e abitano in piazza dei Ciompi e si commuovono della storia di Firenze, o cinquantenni di Milano che raccontano con devozione dei propri avi che combatterono nel Risorgimento e furono imprigionati dagli austriaci. Ebrei italiani che sono italiani ebrei. Avrebbero piacere di scavalcare il televisore e fare la conoscenza.

Il Tizio della Sera