Il matrimonio dei padri e la lezione per i figli

Nelle parashot di queste settimane troviamo il racconto dei matrimoni di Itzchàk e di Yaakòv . Si inizia con la parashà di Chaié Sarà in cui troviamo il racconto particolareggiato dell’incarico dato da Avraham al fedele servo Eliezher, di trovare una moglie adatta ad Itzchàk: “Abramo era vecchio in età avanzata, e il Signore lo aveva benedetto in tutto. Al suo servo vecchio di casa, che sopraintendeva a tutto ciò che egli possedeva, disse: ‘Poni la tua mano sotto la mia coscia. E ti farò giurare per il Signore D-o del cielo e D-o della terra, che non prenderai una moglie per mio figlio dalle figlie dei Cananei in mezzo ai quali io abito; ma andrai alla mia terra e al mio parentado e là prenderai la moglie per mio figlio Isacco’”. ( Gen. 24).
Questo è il pensiero del primo Patriarca del popolo ebraico: che il figlio compia un matrimonio adatto e per aiutare la realizzazione del buon proposito egli si dà da fare. Grande insegnamento per evitare matrimoni inadatti dei tuoi figli, come ad esempio, matrimoni misti, devi darti molto da fare e non basarti sul fatalismo.
Certo per Avraham sarebbe stato molto comodo far sposare ad Itzchàk una donna cananea altolocata; Avraham era molto considerato dalla popolazione circostante (“tu sei fra noi un gran principe” Gen.23:6) e la moglie del figlio avrebbe potuto portare in dote un bel terreno della terra di Canaan che gli era stata promessa, facilitando così l’avveramento delle benedizioni (Hoffmann), ma la cosa non passa neppure per la mente di Avraham, che vede la cosa più importante nell’educazione e nella formazione di una famiglia adatta.
In fin dei conti Avraham stesso aveva lasciato “la sua terra” d’origine; come mai voleva far prendere proprio da lì la moglie per Itzchàk? Spiega Avraham: “non prenderai una moglie per mio figlio dalle figlie dei Cananei in mezzo ai quali io abito”(Gen. 24:3). Questa è parte fondamentale della problematica: sia gli uni, sia gli altri potevano essere idolatri, ma sarebbe stato certamente più facile per chi veniva da fuori essere la nuora di Avraham, senza essere influenzata dai “Cananei in mezzo ai quali io abito”; l’influenza negativa della donna canaanea era maggiore in quanto la famiglia di Abramo abitava in mezzo ai Cananei. È questo un fattore molto importante anche oggi: è disposto il candidato al ghiur (conversione) a lasciare “la sua terra” per fondare una famiglia che segua la strada di Avraham? Vi è un altro particolare importante: oltre ad essere idolatri, i Cananei sono accusati anche di corruzione morale; Avraham desidera che la sposa di suo figlio sia un esempio di moralità (Hirsh).
Tutto questo lo sapeva molto bene anche il servo di Avraham, che riesce a compiere la sua missione nel migliore dei modi, dilungandosi a spiegare il suo successo: “E’ bella la conversazione dei servi delle case dei Padri più della Torah dei figli”, esclamerà il Midrash Bereshit Rabba (60:11) quando paragona la lunghezza di questo episodio con la brevità con cui ci vengono date molte mitzvoth; ma l’insegnamento della Torah è evidente: senza pensare seriamente a costruire per te stesso e per i tuoi figli una famiglia ebraica, senza comprendere a fondo l’importanza del racconto di Eliezher, vai a rischio che la tua Torah sia per te come folclore, anziché insegnamento divino.” Itzchàk condusse Rivcà nella tenda di Sara sua madre, la prese per moglie e l’amò; si confortò così dopo la morte di sua madre”. Nulla è più importante nell’educazione che l’esempio, specialmente l’esempio della mamma.
Il problema si ripropone con Itzchàk e i suoi figli: Esaù prende per mogli due ragazze chittee del posto che furono “causa di amarezza per Itzchàk e Rivkà” (Gen.26:35) tanto che Rivkà disse che avrebbe preferito morire se anche Yaakòv avesse fatto lo stesso (Gen.27:46); finalmente Itzchàk benedirà Yaakòv con la berachà di Avraham e gli comanderà: “Non prendere moglie fra le donne di Canaan ,”…prendi moglie dalle figlie di Lavan fratello di tua madre” (Gen. 28:1-2). La strada per la continuazione della famiglia di Avraham è aperta, una strada lunga e difficile ma che se riesci a seguirla potrai apprezzarne i vantaggi e potrai essere più sicuro della continuità: queste sono ancora le basi delle famiglie ebraiche.

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Alla benedetta memoria del Padre di mia moglie, Arturo Avraham Lipshitz,
nel trentesimo anniversario della sua morte


Alfredo Mordechai Rabello, Università Ebraica di Gerusalemme