Qui Roma – Al via il nuovo anno accademico dell’Università Castel Sant’Angelo
David Meghnagi e Moni Ovadia, il professore e l’attore, protagonisti dell’inaugurazione del ventottesimo anno accademico dell’Università di Castel Sant’Angelo a Roma con una prolusione dal titolo “Lo studio come promessa ebraica e femminile per la libertà”, cui hanno partecipato anche il professor Nicola Longo, vicepresidente dell’Ateneo, il professor Saverio Avveduto presidente onorario e il senatore Vincenzo Vita, coordinati dalla professoressa Claudia Hassan, direttrice dei corsi. Fra il numeroso pubblico seduto nel salone monumentale della Biblioteca Casanatense anche il pittore Domingo Notaro.
E’ Moni Ovadia a intervenire per primo raccontando di un episodio accadutogli molti anni fa, quando a New York lesse sulla maglietta di un ragazzo la frase “La vita è dura e poi muori”, una logica spietata presente nella nostra attuale società, rileva Ovadia, sottolineando il fatto che “mancano i luoghi dei confronti delle opinioni, vige il regime della calunnia”. Molti i riferimenti ai passi biblici nel suo intervento, “Secondo i nostri Maestri lo studio è più importante dell’osservanza delle regole” dice sottolineando l’importanza di studiare il testo biblico nella sua lingua originale, l’ebraico. Poi sollecitato da David Meghnagi, racconta alcuni episodi della sua vita sottolineando quanto in essa sia stato importante lo studio e rivolgendosi soprattutto ai giovani seduti in fondo alla sala, ricorda il difficile rapporto con suo padre che lo avrebbe voluto direttore di banca, la strada impervia per affermarsi nella sua professione “ho iniziato a vivere del mio lavoro a 48 anni” dice “ma non ho mai ascoltato i molesti consiglieri, per fare il mio piccolo cammino ho avuto tanti Maestri, tanti straordinari incontri che mi hanno insegnato che non dovevo vivere per il potere, per il denaro, mi hanno insegnato ad ascoltare il mio cuore, la mia anima. Ho ascoltato i Maestri della Torah. Il cammino che ho fatto è stato sempre stato in sintonia con questo: non sei libero se non sei libero dentro”.
Diverso il ‘taglio’ dell’intervento di David Meghnagi, professore della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, e direttore nel medesimo Ateneo del Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah.
“Come è noto Freud ha descritto lo sviluppo come passaggio dal principio del piacere al principio di realtà Il processo è faticoso, complesso e carico di contraddizione. Al principio del piacere corrisponde la logica dell’inconscio dove a dominare è il desiderio e le pulsioni” dice Meghnagi, sottolineando: “Il principio di realtà è l’adattamento alla realtà. In realtà come Freud stesso intuisce. Ma l’adattamento non è necessariamente la vittoria del principio di realtà. Adattarsi alla realtà può al contrario significare omologazione alla logica del dominio e dell’ingiustizia. Il vero principio di realtà non l’adattamento ma la capacità di dare ospitalità a qualcosa di nuovo, di bello e di creativo. Il modello archetipico di questo processo è il processo che porta alla nascita di una nuova vita. La madre che ospita nel suo grembo una nuova creatura è il prototipo di questo principio. L’artista che crea e inventa alberga in sé un’idea. Ciò che spesso passa come principio di realtà è principio del piacere”. Osserva Meghnagi riflettendo poi sulla crisi del sistema universitario “ Coloro che conservano le loro rendite di posizione lo fanno per “realismo”. Il loro realismo è in realtà la vittoria del principio del piacere. La crisi in cui versa il sistema politico italiano ne è una testimonianza lampante. La crisi delle università è un altro drammatico esempio. Per salvare l’università, per salvare la scuola e rinnovare la vita politica del paese abbiamo bisogno di un principio di realtà materno, o meglio di riconquistare la funzione piena della genitorialità come incontro riuscito fra la funzione materna e quella paterna, tra chi dona la vita e chi aiuta a separarsi dalla matrice più arcaica dell’essere, a individuarsi a diventare persona separata. Nella mistica ebraica l’incontro di queste due funzioni è un processo che avviene nel mondo stesso del Pleroma”.
Prendendo molti spunti dai discorsi di Moni Ovadia e David Meghnagi anche i professori Nicola Longo e Saverio Avveduto fanno riferimento alla difficile situazione in cui versa l’Università italiana, ai molti tagli già operati e a quelli proposti dalla prossima Finanziaria alla Cultura, alla probabile chiusura di molti Atenei italiani negli anni a venire, alla crisi in cui versa la scuola pubblica.
A concludere l’intensa mattinata è il direttore Claudia Hassan, che cede la parola al senatore Vincenzo Vita per un breve saluto. L’Università di Castel Sant’Angelo è una struttura dell’UNLA (Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo) in cui insegnano persone di rilievo nel mondo della cultura fra cui la Nobel Rita Levi Montalcini.
Lucilla Efrati
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