Un progetto per salvare via Tasso
A leggere queste cifre non so se ridere o piangere: il Museo storico della Liberazione di Roma, quello di via Tasso, rischia di chiudere. Il Governo ha infatti tagliato nel 2010 i fondi da 50 mila a 42.500 (quarantaduemilacinquecento!) euro, di cui solo 15 mila effettivamente erogati. Antonio Parisella, presidente del Museo, ha imboccato la strada virtuosa del fund raising, racimolando circa dieci mila euro (cioè più del 20 per cento del totale) da privati e scuole, ma la situazione non è tranquilla.
Il tema è davvero serio, perché via Tasso è un patrimonio di tutta la città, perché tra quelle mura furono torturati e uccisi antifascisti, ebrei, militari. Nell’epoca in cui si parla sempre di memoria, fa sorridere l’idea che un’istituzione di questa portata debba elemosinare pochi spiccioli, e solo per carità di patria evito di paragonare questa cifra con i soldi che ogni anno vengono garantiti alle sagre più sfigate in ogni angolo del paese: ci sarebbe semplicemente da vergognarsi!
Hic stantibus rebus, e visto che in Italia i monumenti più importanti crollano per la totale assenza di manutenzione, oltre a lamentarci proviamo ad affrontare la questione da un’altra angolatura: i pochi soldi che ci sono, cerchiamo di spenderli bene. Tutti noi apprezziamo l’attivismo del singolo insegnante di scuola, del singolo assessore comunale, della singola associazione, che ogni anno si sforzano di organizzare qualcosa per la Giornata della Memoria, di reperire qualche ospite dall’agenda già fitta di appuntamenti, di inventare qualcosa di apparentemente nuovo.
Però questo proliferare di iniziative raramente si traduce in qualità, e rappresenta una grande dispersione di risorse. A dieci anni dall’istituzione della Giornata della Memoria sarebbe forse il caso di razionalizzare: se in Parlamento si procedesse a una mappatura delle iniziative, dei Musei, delle associazioni, dei Comuni che si occupano di memoria, ci si renderebbe probabilmente conto che molte cose possono essere accorpate, altre tranquillamente soppresse, altre beneficamente soppresse, altre ancora trasformate. Evidentemente nessuno dovrebbe imporre nulla, ma non escludo che, sentendosi parte di un progetto più ampio, molti sarebbero disposti a venire incontro alle esigenze collettive.
Procedendo in questa direzione, sono certo che qualche euro in più per il Museo di via Tasso uscirebbe sicuramente…
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas