Qui Firenze – Coniugi Lorenzini, Giusti tra le Nazioni

Al termine della settimana in cui gli ebrei fiorentini hanno ricordato l’anniversario delle prime retate naziste e dei primi convogli diretti verso i forni di Auschwitz, arriva una parziale riconciliazione con quella storia di morte e persecuzione. All’interno di una sinagoga gremita in ogni ordine di posto (presenti tra gli altri il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il sindaco di Volterra Marco Buselli, il consigliere dell’Ambasciata di Israele Livia Link, rappresentanti delle autorità civili, religiose e militari) si è infatti svolta la cerimonia laica più simbolica che il popolo ebraico contempla, l’unica onorificenza civile concessa dallo Stato di Israele: il conferimento del titolo di Giusto tra le Nazioni a una coppia di coniugi volterrani, Lorenzo e Antonietta Lorenzini, che nel periodo più buio del nazifascismo non esitarono a mettere in salvo l’odontoiatra Emerico Lucaks, ebreo ungherese stabilitosi da tempo a Volterra e amico fraterno di lunga data. È il 1938 quando arrivano le leggi razziali e Lucaks, che è sposato con Libia e ha due figli neonati, si ritrova senza lavoro. Per molti in paese diventa “l’ebreaccio”, un uomo di cui diffidare, un uomo di cui avere paura per le conseguenze nefaste che quella presenza può portare alla serenità di una tranquilla cittadina toscana. Emerico sbatte contro il muro dell’indifferenza. Ma in Lorenzo e Antonietta trova una porta spalancata. Soprattutto dall’occupazione nazista in poi, quando diventa obbligatorio fare scelte drastiche. Lorenzo e Antonietta non hanno il minimo dubbio su quale sia la cosa giusta da fare: pienamente consapevoli dei rischi che stanno correndo, il loro imperativo morale è nascondere l’amico Lucaks e aiutare la sua famiglia a mettersi in salvo. Inizia così un anno di continui travestimenti, fughe rocambolesche ed eroismi quotidiani tra strade di campagna battute da gerarchi fascisti rancorosi e delatori comprati per poche lire dal nemico. Un anno durante il quale Lorenzo viene pure incarcerato perché sospettato di aver preso parta a un’azione partigiana che ha portato alla morte di un sergente della milizia fascista. Tra mille pericoli e avversità, in tempi in cui anche i muri parlano, la vicenda di Lucaks e della sua famiglia vive numerosi colpi di scena. Fino a quel benedetto luglio del 1944 che mette la parola fine al terrore e reincalana i binari della vita su strade più normali. La famiglia Lucaks riprende lentamente la vita di sempre ed Emerico può ricominciare la sua attività professionale. Anche in questo caso grazie ai coniugi Lorenzini, che aiutati da Oretta Canessa nell’estate del 1943 avevano trasferito in una stanza murata del loro appartamento mobili e macchinari dello studio dentistico di Lucaks.
Come spesso accade quando si parla di Giusti tra le Nazioni, la ricostruzione dei fatti di cui si fa menzione non avviene su iniziativa dei protagonisti – che non di rado scelgono la via di un eroismo silenzioso – ma attraverso il ricordo commosso di parenti e amici a cui il Giusto si è confidato. Questa storia non fa eccezione tanto che è stata divulgata dai figli dei Lorenzini solo nel 2008, a distanza di oltre 60 anni dalle persecuzioni nazifasciste e nel trentennale della morte del padre. Il via libera delle autorità israeliane è arrivato al termine di una breve istruttoria. Nel corso della cerimonia fiorentina Dante Lorenzini è parso visibilmente emozionato. Anche per la responsabilità di parlare in rappresentanza di Stefano, il fratello tanto amato che è recentemente scomparso e con il quale ha condiviso in questi mesi la grande battaglia di memoria e giustizia per i suoi genitori. Come emozionati erano Adriana e Vittorio, i figli di Lucaks, che al termine della cerimonia si sciolti in un lungo abbraccio con Dante. E come emozionata era la voce di tutti coloro che sono intervenuti, dal presidente della Comunità ebraica Guidobaldo Passigli alla vicepresidente Daniela Misul. Nel suo discorso il rabbino capo di Firenze Joseph Levi ha ricordato la sfida di combattere i negazionismi e di lavorare sulla Memoria giorno per giorno, mentre il sindaco Matteo Renzi ha sottolineato l’importanza morale e storica dei Giusti, che il primo cittadino del capoluogo toscano definisce “uomini e donne che con il loro eroismo hanno saputo riscattare un intero popolo”. La vicepresidente Misul ha inoltre letto un messaggio del presidente della Regione Enrico Rossi che nella sua lettera ha ricordato l’impegno per la Memoria preso dalle istituzioni locali con la nascita dei Treni della Memoria che in questi anni hanno portato nei campi di sterminio nazisti migliaia di studenti toscani.

Adam Smulevich