Shalom, Israel

Vivere in Israele al giorno d’oggi non è per niente semplice. È un paese denso di tensioni e di paure, un paese che alcuni sperano possa sparire dalla faccia della terra; ma un paese in cui vive un popolo, che per quanto possa essere diviso in centinaia di gruppi etnici e religiosi, cerca di adattarsi in serenità a questo piccolo lembo di terra mediterranea, conosciuto nel mondo come Terra Santa, Palestina o Israele. Abbiamo avuto l’occasione di sperimentare tutto ciò, di viverlo sulla nostra pelle, noi, alunni del Liceo Scientifico e Linguistico Ricci Curbastro, dell’ITIS Marconi, dell’IPSIA Manfredi e della scuola media Baracca, grazie allo scambio culturale promosso dall’ambasciata italiana a Tel Aviv nella persona della dottoressa Simonetta Della Seta in collaborazione con l’associazione Olamot, con il liceo Alon di Nazaret Illit e il comune di Lugo di Romagna.
Per noi tutti è stato quel tipo di esperienza che segna in qualche modo una persona, che risponde a tanti quesiti, ma al contempo carica di nuove domande. Noi studenti siamo partiti con in testa l’immagine di un paese in guerra. Ben presto abbiamo potuto sfatare, con nostra gioia, queste idee in parte errate. Ci siamo trovati di fronte a paesaggi verdi, ricchi di piante e frutteti, sino a giungere alla New York del Mediterraneo, la città che non dorme mai: Tel Aviv. Visitando questa città, fondata appena 100 anni fa, abbiamo potuto vedere la selva di grattacieli e di quartieri residenziali all’avanguardia, il tutto avente come sfondo il magnifico paesaggio marittimo del Mediterraneo. La sera, dopo una cena di benvenuto alla casa del vice ambasciatore di Italia Gabriele Altana, abbiamo visitato Jaffa, che, nonostante sia un antico insediamento crociato, contiene locali di tendenza per giovani con la musica sia giovanile che klezmer, che pervade continuamente l’aria. Un contrasto passato-presente che fa capire come il paese, nonostante tutte le stigmatizzazioni, non viva in una capsula ermetica che imprigiona gli Israeliani in un unico stile di vita, votato alla religione e al ricordo del passato.
Lo scambio culturale, voluto fortemente da alcuni insegnanti particolarmente interessati alla storia e alla cultura israeliana, prevedeva il soggiorno presso alcune famiglie di alunni frequentanti la scuola superiore Alon, di Nazaret Illit; non si tratta della Nazaret biblica, quella dell’Annunciazione, ma di una Nazaret “nuova”, di circa cinquantamila abitanti, popolata quasi esclusivamente da ebrei, provenienti da ogni dove. Giunti a Nazaret Illit, presso il centro culturale Olamot, abbiamo fatto la conoscenza delle organizzatrici di tutte le attività, quattro simpatiche professoresse, sprizzanti una felicità altamente contagiosa. Abbiamo incontrato poi Hanna Weiss, un’italiana di Fiume sopravvissuta ad Auschwitz, e trasferitasi in Galilea che, nonostante l’età e la terribile esperienza vissuta, non smette mai di sorridere alla vita. Ha un particolare legame con la nostra città poiché, giunta in Romagna nel periodo dell’Olocausto, ha trovato aiuto e solidarietà nella famiglia Tambini di Lugo. Successivamente ognuno di noi, studenti e professori, si è recato con le famiglie ospitanti nelle relative case. Tutti quanti siamo rimasti colpiti dalla semplicità e dalla serenità con la quale siamo stati accolti, dai visi che, malgrado i continui conflitti e dissapori che segnano quella terra da ormai troppi anni, esprimono voglia di vivere, senza disperarsi di fronte alle difficoltà.
La cena dello Shabbat, avvenuta la sera stessa, è stata qualcosa di unico e irripetibile: trovarsi immersi nella realtà familiare degli ospitanti, con zii, cugini e nonni, ci ha fatto sentire come componenti della famiglia; ci siamo seduti a tavola con loro, ci hanno resi partecipi della cerimonia ebraica, seppur nessuno di noi sia ebreo, ognuno ha cenato con cibi tipici, dai sapori esotici. Dopo neanche un giorno, ogni sorta di ostacolo o barriera presente tra gli italiani e gli israeliani era caduto e ci siamo ritrovati in un magnifico clima di amicizia, quasi fossimo tutti conoscenti di vecchia data. Il sabato l’abbiamo trascorso interamente con gli ospitanti, con i quali abbiamo avuto modo di conoscere appieno e in modo approfondito lo stile di vita tipico di quel popolo; nello stesso giorno abbiamo potuto allacciare nuove amicizie con ragazzi non appartenenti allo scambio culturale, lieti di poter far capire a noi italiani che sono ragazzi qualunque, tali e quali a noi.
Domenica, quarta giornata. Sono iniziate le escursioni del neonato ma compatto gruppo italo – israeliano. Abbiamo visitato la città, la sua sinagoga e il museo locale della Shoah; un museo semplice, gestito e amministrato da volontari, tra i quali Hanna Weiss, che lo rendono unico nel suo genere, in quanto nelle parole che descrivono quel che è accaduto e in quello che viene mostrato, è palpabile la forza di volontà con cui hanno costruito la nazione israeliana e con cui, alla fine dell’orrore chiamato Seconda guerra mondiale, sono riusciti ad alzare il viso per poter guardare ancora il sole.
Lunedì, quinta giornata. Ci siamo recati in alcuni luoghi che caratterizzano Israele dal punto di vista storico ed economico-sociale: il monte Carmelo, residenza biblica del profeta Elia, un villaggio di popolazione drusa, religione di derivazione musulmana, i cui fedeli vestono in modo particolare, ed infine i Kibbutz, la realtà associativa volontaria basata su regole egualitaristiche e sul concetto di proprietà comune, che ha caratterizzato la nascita della stato israeliano, e che costituiva al contempo un’entità sia militare che lavorativa.
Martedì, sesta giornata. L’intera giornata è stata dedicata ad un unico e straordinario luogo: Gerusalemme. La città santa, la perla d’Oriente, il crogiuolo delle tre grandi religioni monoteiste. Camminare per le sue strade è qualcosa di unico, che inevitabilmente turba, pensando che tutto quel che viene narrato nell’Antico e nel Nuovo Testamento ruota attorno a questa città. Si respira un’aria di spiritualità che tutti, credenti o non credenti, percepiscono e fa immergere la persona in uno stato di profonda riflessione. Risulta assolutamente scioccante visitare, uno dopo l’altro, luoghi come il Santo Sepolcro e il Muro del Pianto, avendo sempre come sfondo la magnifica cupola d’oro della moschea d’Omar. Abbiamo visto fedeli di tutti generi ( cristiani cattolici, ortodossi, copti, ebrei laici ed ortodossi, musulmani..), pregare ( un unico Dio? ) all’unisono in pochi kilometri quadrati dove sono racchiusi un’infinità di magnifici e suggestivi luoghi di preghiera. Viene da pensare e sognare: “ Sì, siamo tutti uguali, benché professiamo culti diversi, siamo davvero tutti uguali “. Voltato lo sguardo, il sogno s’infrange. Soldati armati dappertutto ci riportano alla realtà, che appare in quegli attimi tragicamente triste. Poco lontano, a Gaza, si compie tuttora la tragedia israelo-palestinese. È un argomento molto delicato, che non riusciamo a comprendere appieno, di cui persino i ragazzi israeliani stentano un po’ a parlare, forse perché molti di loro hanno fratelli e sorelle che prestano servizio nell’esercito, sempre presente in quelle zone di pericolo continuo.
Lo stesso giorno abbiamo avuto l’opportunità di visitare lo Yad Vashem, il memoriale delle vittime dell’Olocausto, situato poco fuori Gerusalemme. È un luogo in cui è inevitabile meditare su quel che è accaduto settant’anni fa, avendo costantemente sotto gli occhi foto, video e testimonianze dei 6 milioni di ebrei, di cui 1,5 milioni di bambini, che trasmettono un segnale chiaro ed inequivocabile: NON DIMENTICATECI!
Mercoledì, settima giornata. È l’ultima giornata che passiamo in questo paese e la malinconia comincia ormai a prendere il sopravvento. Trascorriamo mattina e pomeriggio visitando luoghi santi della tradizione biblica: Cafarnao e la basilica della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il lago di Tiberiade e il monte delle Beatitudini ed infine il fiume del primo battesimo, il Giordano. La sera, a conclusione della magnifica esperienza, ci siamo ritrovati ad una festa d’arrivederci, perché tutti noi speriamo di poter ripetere questo tipo di esperienza in Italia.
Giovedì, ultimo giorno, il più triste e difficile da vivere. Tra lacrime e saluti, siamo partiti, consapevoli dell’incredibile testimonianza ed esperienza che abbiamo avuto la fortuna di vivere, con la speranza di vedere in un futuro non troppo lontano un Israele pacifico e accolto dal mondo.
Shalom, Israel.

Edoardo Galletti, studente dell’ITIS Marconi, di Lugo di Romagna. Anni 16