Qui Napoli – Una cultura in tante culture

E’ in corso in questi giorni il progetto itinerante ‘Una cultura in tante culture’ realizzato con il finanziamento Otto per mille UCEI, il patrocinio del ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, l’ambasciata d’Israele, la Regione Lazio oltre alle Provincie e ai Comuni di Roma Napoli e Trieste, sull’integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola. Il progetto, coordinato dall’Adei Wizo e giunto alla sua quinta edizione coinvolge le città di Napoli, Roma e Trieste, è rivolto a insegnanti e alunni di scuole di ogni ordine e grado e si avvale della lunga esperienza israeliana sulle relazioni educative interculturali con lo scopo di creare e favorire un’atmosfera di accoglienza e di partecipazione attiva all’interno delle classi affinché, in un clima di collaborazione e interesse reciproco, gli alunni possano confrontarsi fra loro nel rispetto di ogni diversità.
“Giù la maschera!”, è l’invito che con fare convincente e accattivante Angelica Calò Livne ha fatto ai trenta allievi dell’ISIS “Rosario Livatino” di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli.
Partendo dalla sua esperienza personale di animatrice teatrale, di cittadina e madre israeliana e di attenta osservatrice dei meccanismi del pregiudizio che impediscono una reale conoscenza tra le persone, Angelica ha provocato con tecniche appropriate e giochi di gruppo i ragazzi che, dapprima abbastanza ritrosi, si sono man mano sciolti sia nei movimenti che nelle parole.
Vari i concetti chiave espressi da Angelica con semplicità e grande forza comunicativa, come ad esempio, gettare la maschera e tirare fuori la parte più bella di noi stessi fa diventare più forti; conoscere chi appare completamente diverso, comprenderlo e condividerne le esperienze rende più responsabili verso gli altri, raccontarsi, parlare di sé, aiuta ad amare di più noi stessi.
Si tratta di tutte metodiche che tendono ad aumentare l’autostima, di cui spesso i ragazzi in età evolutiva difettano, e, nello stesso tempo, a combattere la disistima preconcetta per l’altro avvertito come diverso.
L’Istituto di San Giovanni a Teduccio che ha scelto di di essere intitolato a Rosario Livatino il “giudice ragazzino” ucciso dalla mafia, si mostra particolarmente attivo in tutte le iniziative in difesa della legalità e del rispetto dei diritti e così a conclusione della giornata di studio si è tenuto un incontro supplementare tra un buon numero di docenti ed Angelica Calò Livne con domande e scambi di idee e con la promessa di ripetere al più presto l’esperienza.

Miriam Rebhun