La riscoperta del Piemonte ebraico
Fossano, Mondovì, Cherasco. L’orma ebraica è rimasta intatta in queste piccole città piemontesi. Intatta ma per lo più sconosciuta. Con la progressiva scomparsa delle comunità, la memoria si è affievolita e con il tempo la polvere ha coperto la storia, la vita, le tradizioni degli ebrei di quei luoghi. Riportare alla luce questo affascinante passato, il suo legame con il presente immaginiamo sia stato il Leitmotiv delle ricerche, degli studi che hanno prodotto i libri Vita Ebraica a Fossano (ed. Fondazione Sacco), Ebrej, Via Vico. Mondovì XV-XX secolo (ed. Zamorani) Gli Ebrei di Cherasco (ed. Zamorani).
Tre volumi simili e al contempo diversi per modalità di ricerca, trattamento degli argomenti, documentazioni ma tutti accomunati dal tentativo di riscoprire il Piemonte ebraico. “Il nostro lavoro non è antiquariato – spiega Luciano Allegra, docente di Storia all’Università di Torino nonché curatore del libro su Fossano, presentato domenica proprio a Fossano – non cercavamo aneddoti ma volevamo studiare nel profondo le strutture; scoprire quanto le specificità della realtà ebraica abbia influito sulla città e ne abbia modellato la fisionomia”.
Gli ebrei non ci sono più ma la loro presenza continua a farsi sentire. Così come accade a Mondovì che da pochi anni ha perso l’ultimo suo cittadino ebreo, Marco Levi. “Personalmente il volume nasce dal desiderio di dare continuità all’aspirazione di mio zio Levi di far rivivere la storia della comunità monregalese”, raccontava ieri il professor Guido Neppi Modona, ex presidente della Corte Costituzionale, in occasione della presentazione al centro sociale torinese di Ebrej, Via Vico.
Mondovì XV-XX secolo. Marco Levi, infatti, ha dedicato parte della sua vita a ricostruire la storia della Comunità ebraica di Mondovì, impegnandosi in prima persona nella ristrutturazione della splendida sinagoga locale. “Il volume – afferma lo storico Alberto Cavaglion, curatore del libro – è stato un modo per rendere omaggio a una figura che appartiene alla mitologia dell’ebraismo piemontese. Sin dall’infanzia, infatti, ho sempre visto Marco Levi come un eroe dell’antica Grecia; aveva un modo straordinario, eclettico, caloroso di portare avanti la sua idea di ebraismo”.
Tornando alle tre opere citate, sono il frutto della collaborazione fra diversi studiosi e in esse si raccontano e ricostruiscono secoli di storia degli ebrei piemontesi: dai ghetti (via Vico è proprio la strada del ghetto monregalese) all’emancipazione, al dramma della Shoah.
“Questi saggi – spiega il professor Fabio Levi, direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi – permettono di consolidare la storia, di sedimentare la memoria. Aiutano ad affrontare diversi temi come il superamento del pregiudizio”. Il professore Levi, in questo caso, fa riferimento al volume su Mondovì ma crediamo che il discorso possa essere generalizzato.
Ma cosa spinge questo tentativo di riscoperta? “Facendo un discorso più ampio – spiega lo storico Luciano Allegra – viviamo nell’era della globalizzazione, epoca in cui l’identità è minacciata dal conformismo che disorienta le persone. A questo disorientamento alcuni tentano di rispondere con la ricerca delle proprie radici, con la volontà di riscoprire chi sono e chi erano. Per il mondo ebraico – aggiunge Allegra – la questione è più complicata a causa delle sue specificità. Comunque se penso ad esempio alle ricerche sugli ebrei in Puglia, in Calabria o in Sicilia, vedo il profondo impegno, la buona volontà dei singoli”.
Attivismo e ricerca delle radici come motore della riscoperta del Piemonte ebraico, realtà dall’immenso patrimonio storico, culturale e religioso. Fossano, Mondovì e Cherasco ne sono un esempio.
Daniel Reichel
(Nell’immagine in alto l’interno della sinagoga di Mondovì)