Speciale Talmud – Pagine di vita

Quando prendiamo in mano un libro di Talmud in una nuova edizione reperibile, a basso prezzo e accompagnata da commenti semplici, non ci rendiamo di quale storia ci sia dietro, di quali difficoltà, di quali passioni. Nel 1697 Tranquillo Corcos “rabbino ebreo di Roma” scrisse una “Protesta” al tribunale dell’Inquisizione contro il neofita Paolo Sebastiano Medici, che nei suoi scritti e nella sua predicazione aveva accusato la religione ebraica – dalla quale si era distaccato con il battesimo – di un serie di nefandezze e cose ridicole. Per difendere la causa dell’ebraismo Corcos scrisse una lunga e articolata memoria confutando dottamente punto per punto le accuse. Non è che uno dei purtroppo numerosi episodi del genere nella storia. Ciò che fa impressione nel lavoro di Corcos è l’uso delle fonti. Il rabbino romano scriveva in un’epoca e in un luogo dove lo studio del Talmùd era fortemente ostacolato, libri introvabili o proibiti o ampiamente censurati.
Come scrivere in maniera documentata delle basi dell’ebraismo senza ricorrere al Talmud? Corcos ci riuscì benissimo, solo una volta lasciandosi sfuggire una citazione talmudica di prima mano. Per il resto citò ampiamente il classico Midrash Rabba, il dizionario dell’Arukh di Rabbi Natan, le opere halakhiche di Maimonide, dalla Yad haChazaqà al commento alla Mishnah; il Colbò; gli Arba’ Turim di Yaaqov ben Asher e il Beth Yosef; i commenti alla Torah di Ramban e di Sforno, l’Aqedat Izchaq di haRama, il Tzeror haMor di Avraham Saba, il Toldot Izchar di Izchaq Caro, il commento di Yochannan Treves al machazor romano, fino al Ma’avarYabboq di Aharon Modena dedicato alla morte. Quanto al Talmud ricorse all’espediente “classico”: dal Talmud babilonese erano derivate due grandi opere selettive, una dedicata alla Halakhah, il codice di Alfasi, e l’altra dedicata al midrash, l’En Yaaqov (o ‘En Israel) che citavano ampi brani dell’originale seguendone l’ordine; quindi attraverso queste opere, più tollerate, si poteva continuare a studiare il Talmud e persino citarlo insieme ai suoi commenti. Ed è quello che fece Corcos, dimostrando tra l’altro che a Roma si poteva studiare ad onta dei divieti. Un ebraismo senza Talmud sopravvive? L’esempio romano e più largamente quello italiano di quei secoli dimostrano in quali termini questa sopravvivenza sia possibile. I danni compiuti dalla repressione inquisitoriale furono incalcolabili. Ma questo dette una forza incredibile a un movimento di resistenza non armata, che cercò in tutti i modi di aggirare la norma, per non staccare il contatto dell’ebraismo con la sua fonte di vita. Il dramma vero è successo dopo, non quando il divieto è caduto o si è affievolito, ma quando è caduto l’interesse ebraico per il Talmud. Gli ebrei come gruppo e tradizione sono sopravvissuti, perchè anche un debole rapporto con la propria cultura sembra sufficiente a non cancellarli; ma la qualità della vita ebraica è crollata, e l’Italia, che era uno dei centri più vivaci di originale produzione culturale ebraica è diventata un posto di periferia.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, Pagine Ebraiche, dicembre 2010