Voci a confronto

Continuano dappertutto le ricerche del padrone di Wikileaks, ma al momento nessuno ha ancora ben chiaro chi si celi realmente dietro questo personaggio; viene ricercato per una vecchia accusa di stupro, ma, in realtà, si vogliono bloccare le sue rivelazioni che stanno denudando tanti re in giro per il mondo. Continueranno ancora per giorni, si presume, le rivelazioni di quanto sta, ma non viene detto, dietro le dichiarazioni ufficiali; i signori arabi preferiscono trincerarsi dietro un, per loro facile, silenzio; e tuttavia non sembra che quanto pubblicato domenica possa apparire nuovo per coloro che seguono attentamente le vicende mediorientali. Solo il premier turco Erdogan si esprime nel mondo musulmano, anche se per ora si è limitato a chiedere tempo per capire che cosa ci sarebbe di vero nelle prime rivelazioni. Che tuttavia le cancellerie di tutto il mondo dubitassero di questo ambizioso primo ministro turco troppo vicino ai peggiori ditta tori non può apparire una novità. Su La Stampa si svela che Mubarak, già nel 2008, raccomandava agli USA di non pensare ad imporre la democrazia in Irak, sostenendo la necessità di far giungere al potere un nuovo dittatore del quale ci si potesse fidare, anche per non favorire le mire iraniane sul nemico Irak. Sempre i n argomento Medio Oriente, Europa intervista Craig Unger, esperto di vicende del la penisola arabica; si leggono interessanti rivelazioni sul pensiero dei regnanti sauditi insieme ad analisi sul futuro incerto della penisola arabica, in mano ad anziani regnanti, ma sempre più esposta al fondamentalismo islamico. Il Giornale rende pubblico l’invito dei governanti sciiti della provincia irachena di Najal, rivolto ai cristiani, a non fuggire dal paese ma a trasferirsi nella loro regione; si rendono infatti conto del grave danno che subirebbe il paese se perdesse le conoscenze e la cultura di questa gente, irachena da sempre ma oggetto delle gravi minacce di Al Qaida. L’invito della provincia di Najal segue di pochi giorni quello fatto dai curdi tramite il Presidente iracheno, appunto esponente di questa etnia secondo la Costituzione, già accusati di voler deportare la popolazione cristiana. Liberal riprende un articolo del Wall Street Journal che fa conoscere la volontà, per ora bloccata da Khamenei, di ben 178 parlamentari iran iani (su un totale di 290) di dichiarare l’impeachment di Ahmadinejad; è probabile che dietro questa rivolta vi sia Larijani, esautorato nel 2007 dalla presidenza del consiglio per la sicurezza nazionale; egli non potrebbe certo portare ad un radicale cambiamento nella politica iraniana, essendo egli stesso strettamente legato al clero sciita. Rappresenta tuttavia quella potenza intellettuale e finanziaria che si oppone ad Ahmadinejad; come anche in Pakistan ed in Sudan, anche in Iran la classe militare non riesce a prevalere sulla intransigenza religiosa, ed il futuro non potrà non portare a dure lotte intestine. Netanyahu, in accordo col suo vice e con Barak, ha nominato Tamir Pardo capo del Mossad dopo Meir Dagan, per 8 anni responsabile della struttura, coadiuvato proprio da Pardo. Per fino in Israele questo personaggio è poco noto, ma si sa che fu molto vicino al fratello di Bibi, capo ed unica vittima della azione che ad Entebbe permise di liberare gli ebrei sequestrati dai palestinesi con la collaborazione di Amin. Pardo, oltre ad essere un profondo conoscitore dell’Iran, sembra essere anche molto attento alle possibilità che l’informatica offre alla guerra moderna. Diverso, ma di grande interesse, è l’argomento trattato sul Foglio dove due grandi firme, Sergio Della Pergola e Meotti, discutono di demografia; il pareggio demografico tra ebrei e musulmani, previsto per il 2015, è già oggi una realtà, e le conseguenze dovranno essere attentamente valutate dai governanti israeliani; Della Pergola, inoltre, spiega perché lo stato binazionale, da alcuni voluto, e del quale sempre più si parla, sia del tutto illogico e pericoloso. Infine una nota di plauso per la Nazione, il Resto del Carlino e il Giorno che pubblicano una rara intervista a Georges Bensoussan, uno dei massimi storici viventi, in Italia nei giorni scorsi per un ciclo di conferenze; nonostante la vastità delle sue ricerche, Bensoussan non ha ancora raccolto quell’interesse dei media che pure la sua op era meriterebbe. Nei suoi libri e nelle sue conferenze non parla solo di Shoah, della quale è forse il massimo esperto mondiale, ma cerca di analizzare anche le vicende attuali per prevenire nuovi disastri, che sembrano annunciarsi, per l’ebraismo mondiale, e non solo per esso. Fare un buon uso della memoria significa identificare politicamente i segni precursori del genocidio; bisogna fare attenzione a non far diventare la Shoah una religione civile, né servono i viaggi ad Auschwitz compiuti da tanti studenti; sono piuttosto i professori di storia che vi si devono recare per analizzare e capire. Nell’intervista leggiamo anche una attenta analisi sui pericoli che derivano dalla forte immigrazione araba in Europa a causa della mancanza della cultura illuministica in queste popolazioni.

Emanuel Segre Amar
1 dicembre 2010