Speciale Talmud – Una rete di link
“Gira e rigira che tutto vi è contenuto” (Trattato Avot). Navigando nel mare talmudico, si possono trovare risposte a un’infinità di domande. Migliaia di pagine in cui è trattato praticamente ogni argomento, attuale o meno, per intero o solo accennato. E In ciascun passo si possono trovare rimandi ad altri brani, in una rete sconfinata di intrecci e collegamenti testuali. È un ipertesto.
L’analogia, forse un po’ blasfema, con Internet è chiara. Come il Talmud, la rete delle reti mette in connessioni centinaia di migliaia di pagine, di siti, di parole. Un universo linkato in cui ciascuno, come in un mare immenso, può navigare per ore. “Quando guardo le pagine del Talmud e vedo tutti questi testi uno vicino all’altro, intimi e invadenti come bambini di immigrati che devono dormire nello stesso letto – scrive il giornalista e scrittore Jonathan Rosen nel suo libro Il Talmud e Internet. Un viaggio tra mondi (Einaudi) – mi viene comunque in mente la cultura frammentaria e caleidoscopica di Internet”.
Il pilastro della tradizione ebraica, assieme alla Torah ovviamente, e il figliol prodigo dell’era moderna. Un binomio che, come si è visto, ha Imprevedibili somiglianze quanto profonde differenze. Internet è il campione della globalizzazione, attraverso il world wide web le persone, gli utenti, hanno l’opportunità di raggiungere, nel modo più semplice possibile, qualsiasi argomento. Tutto è a portata di tutti, in una semplificazione a larghe spanne. Non ci vuole un esperto di informatica per poter accedere a un determinato sito. Persino il linguaggio, in alcuni casi, è semplificato. Un mare, quello virtuale, decisamente più facile da navigare rispetto all’immenso e complicato Talmud. Scritto in aramaico, intenzionalmente in maniera sintetica e criptica, il testo talmudico è tutto fuorché di semplice comprensione o accesso. Si pensi che, quantomeno nella versione originale, non ci sono i segni di punteggiatura né delle vocali né i segni d’interpunzione, per cui spesso non si riesce a comprendere se la frase letta sia una domanda o un’affermazione.
Inoltre, come ricorda rav Gianfranco Di Segni, “è indispensabile la presenza di un maestro e, ovviamente, l’ausilio dei commentatori come Rashì, senza il quale sarebbe praticamente impossibile lavorare”. Tornando alle affinità e al racconto di Rosen, lo scrittore americano osserva che “il Talmud ha offerto una casa virtuale a una cultura sradicata ed è nato dalla necessità del popolo ebraico di confezionare la civiltà in parole e vagare per il mondo”. E internet, suggerisce Rosen, conferisce un simile senso di diaspora, “la sensazione di essere ovunque e da nessuna parte. Dove se non nel mezzo della diaspora hai bisogno di una Home Page?”. L’intreccio tra il web e l’opera talmudica non è però solo culturale. Internet, infatti, può essere un utile strumento per condividere, discutere, confrontarsi. Un luogo virtuale, attuale in cui anche un trattato di millenni può trovare la propria pagina.
Pagine Ebraiche, dicembre 2010