Talmud – I giorni del rav Steinsaltz

Era venuto a Roma innanzi tutto per insegnare e ha certamente mantenuto le attese, rav Adin Steinsaltz che ieri ha compiuto un vero tour de force dell’insegnamento, dalla mattina quando ha tenuto al Collegio Rabbinico una lezione su un Daf del trattato di Avodà Zarà, alla sera quando al Pitigliani ha voluto simbolicamente concludere l’opera di traduzione del Talmud spiegando una pagina del Masseket Taanit, il tutto dopo aver partecipato nel pomeriggio a Campo de’ Fiori alla cerimonia in ricordo del rogo del Talmud del lontano 9 settembre del 1553.
Non a caso nella derashà tenuta al tempio dopo Musaf prendendo spunto dalla Parashà di Vaieshev aveva detto di non considerare neppure l’ipotesi della pensione perché ci sarà tempo di riposare nell’olam-abà.
Ieri mattina ha dapprima affrontato il senso generale del trattato poi si è concentrato sul singolo daf davanti a un folto gruppo di studenti, che ogni domenica si riuniscono per studiare con il rav Riccardo Di Segni il trattato di Avodà Zarà, spesso sui testi dello stesso rav Steinsaltz presenti nella biblioteca del Collegio.
Il trattato di Avodà Zarà come spiegato da rav Steinsaltz si occupa dei culti idolatri che son identificati soprattutto in culti greco-romani e babilonesi.
Lo scopo della lezione del rav è stato, partendo dalla pagina di Talmud, individuare la ricaduta e la rilevanza attuale di queste tematiche affrontando argomenti Halachici anche spinosi, spesso sollecitato in questo anche dalle domande interessate degli studenti.
Fra le domande a cui il rav ha risposto, molte quelle riguardanti il ghiur, il cambiamento di status da esso derivante e se possibile il suo annullamento (che il rav, salvo casi specifici, ha praticamente escluso visto l’impossibilità di una dimostrazione sulla volontà in un momento preciso).
Rav Steinsaltz ha parlato in ebraico dimostrando una straordinaria capacità comunicativa e ha catturato l’attenzione del pubblico anche attraverso divertenti aneddoti e curiosi paragoni.
Nel pomeriggio ai piedi della statua di Giordano Bruno posta a Campo de’ Fiori rav Steinsaltz ha partecipato, nonostante la pioggia battente, alla cerimonia in ricordo del rogo del Talmud del 9 settembre del 1553, quando il Talmud insieme a numerosi altri libri ebraici fu bruciato pubblicamente per ordine di quello stesso Cardinale Carafa che, una volta nominato pontefice, avrebbe istituito con la bolla cum nimis absurdum il ghetto di Roma.
Di fronte all’ambasciatore israeliano Ghideon Meir, al Sindaco di Roma Gianni Alemanno il quale ha proposto al rabbino Capo della Comunità di Roma, rav Riccardo Di Segni, di intervenire nella seduta del Consiglio comunale del prossimo 20 settembre, nell’ambito delle celebrazioni dell’Unità italiana, al Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Sandro Di Castro e al presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici, rav Steinsaltz ha parlato del fuoco sotto una duplice prospettiva.
Da un lato ha detto che il fuoco ha la capacità di distruggere e trasformare la materia, come accaduto in questa piazza, dall’altro lato ha ricordato che delle stesse parole di Torah è detto che esse sono scritte “fuoco nero su fuoco bianco” e quindi il fuoco rappresenta qualcosa di positivo che può e deve accendersi nell’animo dell’uomo spingendolo a compiere il bene.
Dopo la cerimonia infine rav Steinsaltz, al centro Pitigliani, ha tenuto il syyum della sua monumentale opera di spiegazione del Talmud tenendo una lezione, stavolta tradotto in italiano da rav Gianfranco Di Segni, che ha avuto come argomento fondamentale il sentimento religioso, partendo dal trattato di Taanit.
Il trattato di Taanit , è quello che si occupa dei digiuni che vengono stabiliti quando un avvenimento negativo come ad esempio una epidemia o la mancanza di pioggia colpiscono la collettività. Rav Steinsaltz ha spiegato che in realtà il tema sottostante al trattato è la differenza fra il sentimento religioso e l’ortodossia.
Lo scopo dichiarato del rav al termine della lezione tenuta è stato quello di destare l’attenzione sullo studio del Talmud sollecitando i presenti a non limitarsi a possedere i libri, ma a utilizzarli concretamente nello studio.

Daniele Ascarelli