Qui Kibbutz Sasa – A pieni polmoni

Da Conegliano Veneto alla Galilea. Un incontro con la natura con le cose semplici e forse per questo dotate di un valore più alto. Un’esperienza di vita. Dana Saadi, figlia di un israeliano della tribù beduina di Bosmat Tivon, che venti anni fa è andato a studiare a Padova e ha scelto di costruire lì la sua famiglia. Un percorso a ritroso rispetto a quello paterno ha portato, circa un mese fa, sua figlia, diciannovenne, a tornare in Israele. Ma non ha scelto la capitale dei giovani, Tel Aviv, per farlo. Ha scelto un kibbutz, il Kibbutz Sasa, aggregandosi così al gruppo volontari di Beresheet LaShalom. Ecco qualche estratto dal suo diario.

“Sono in Israele da sola, senza i miei genitori, mia sorella, i miei migliori amici, il mio gruppo di danza. Allo stesso tempo però è come se avessi mille famiglie e fossi figlia e sorella di tutti.
Le mie guide dell’ultimo seminario sull’educazione alla natura, Edna Angelica e Yehuda nel kibbutz a Sasa insieme a tutti i responsabili, i miei compagni che in poco tempo mi hanno fatto sentire protetta e voluta bene.
Durante questo mese sono state tantissime le persone che mi hanno detto: ‘Ma tu cosa sei venuta a fare fin qui da sola?’,’Ma allora sei tu quell’italiana? Ma sei grande! Hai un coraggio e una forza indescrivibili!’, ‘Ma hai mollato tutto e sei venuta da sola? Come mai?’.
Questo delle volte mi fa pensare: ‘Ma alla fine l’ho fatto davvero?’
Eh si, è tutto reale.
Quest’anno ho finito le scuole superiori e credo che alla fine di qualsiasi percorso ci siano infinite possibilità. La maggior parte dei ragazzi in Italia, dopo la maturità sceglie di continuare a studiare all’università,oppure di andare a lavorare.
Io non volevo fare nulla di tutto ciò, sentivo che qualsiasi di queste scelte sarebbe stata forzata e priva del giusto entusiasmo, che solitamente mi guida verso la decisione migliore.
Nel frattempo una mattina di luglio, ricevo una telefonata da mia sorella, la quale si trovava in Israele con mio papà: ‘Dana, non ci crederai mai, abbiamo trovato un posto che sembra creato apposta per te!Venuto dal cielo!’ Così ha cominciato a raccontarmi e a descrivermi il progetto Beresheet LaShalom, arabi ed ebrei insieme, sul monte Meron, a stretto contatto con la natura, uniti da un progetto artistico-teatrale capace di mettere d’accordo chiunque e permette di far comunicare diverse mentalità, lingue, tradizioni e origini fra loro.
Inoltre con la possibilità di aiutare molti bambini presso le scuole, perfezionare l’arabo e finalmente imparare l’ebraico! Poter realizzare così tanti sogni in un anno! Non mi sembrava vero! Così non ho esitato.
Sono felice di essere riuscita ad arrivare dove volevo,certo ho ancora un anno intero davanti, ma ho un mese alle spalle, e spero le difficoltà più grandi.
In questo mese ho imparato che l’essere umano può davvero provare un numero infinito di emozioni, tutte con sfumature diverse.
Appena arrivata avevo una carica e una voglia di cominciare davvero grandi, non vedevo l’ora di conoscere i compagni con i quali avrei vissuto per un anno.
Era come se avessi ancora tutto il fiato nei polmoni, prima di fare una corsa.
Cominciata la prima settimana in kibbutz a Sasa ero affascinata dalla natura nella quale eravamo immersi e da come in così poco tempo si era creato un bel rapporto con i compagni”.