Nuovi italiani
Un’associazione di stranieri residenti in Italia («Nuovi italiani») ha lanciato una colletta in favore della Società Dante Aligheri e dell’Accademia della Crusca, le principali tra le istituzioni che tutelano e diffondono la lingua italiana. La Dante – i cui omologhi internazionali sono British council, Alliance française, Goethe Institut, Cervantes – è presente in decine di paesi con oltre 400 comitati e organizza migliaia di corsi che contribuiscono alla fama del nostro paese nel mondo. La lingua italiana, affermano i promotori, è «quel meraviglioso collante che ci unisce al di là delle differenze delle nostre origini, fede, credo…».
L’iniziativa, meritoria e indubbiamente efficace sul piano della comunicazione, si è resa necessaria per i tagli drammatici previsti nella Finanziaria. Il Bilancio dell’istituzione è stato ridotto di oltre il 50 per cento, pregiudicandone probabilmente l’esistenza futura. Innanzi tutto occorre sottolineare che senza investimenti in questo settore un paese non può immaginare il proprio futuro. L’italiano è oggi la quinta lingua più studiata al mondo, e la curiosità nei confronti del Belpaese è in crescita costante. Questo prestigio è dovuto in massima parte alla vitalità di alcuni settori, quali la moda, l’eno-gastronomico, il design. Al tempo stesso, tuttavia, siamo un paese che rischia di perdere le carrozze di testa: ciò significa, per esempio, che le istituzioni europee escludono con frequenza sempre maggiore la nostra lingua dagli idiomi ufficiali, e che il numero di studenti e ricercatori qualificati che scelgono le università italiane è il più basso tra i paesi sviluppati.
Questa situazione ha due conseguenze: un paese che non crede in se stesso fa un bel parlare di integrazione, cittadinanza a punti, test d’italiano per stranieri, valori comuni, ma non può essere ritenuto affidabile. Lo straniero che viene qui non sarà portato a cercare di diventare veramente italiano se questo non comporta un aumento di prestigio, di status, di valore. Inoltre, questa situazione è, indirettamente, una delle cause maggiori di spopolamento delle comunità ebraiche italiane. I giovani che sentono di non poter costruire il proprio futuro qui emigrano verso luoghi più in grado di accoglierli e favorire il loro percorso di crescita e di vita. Una scelta spesso obbligata ma esiziale per il futuro dell’ebraismo italiano.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas