Messaggi in bottiglia (e avvisi ai naviganti)
Partecipare a un congresso destinato a definire il futuro dell’ebraismo italiano non è un’impresa facile. Contribuire con idee e spunti di riflessione dall’esterno al lavoro dei delegati, senza cadere nel paternalismo o nelle raccomandazioni generiche, può rivelarsi ancora più arrischiato. Molti editorialisti di Pagine Ebraiche (fra gli altri Anna Foa, Sergio Della Pergola, David Bidussa, Giorgio Israel, Ugo Volli, Claudio Vercelli) ci hanno provato con sincerità, libertà di giudizio ed estrema generosità, in una sezione rigorosamente distinta da quella destinata al dibattito congressuale. E il risultato è tutto racchiuso in una collezione di messaggi in bottiglia (o di avvisi ai naviganti) destinati ai leader ebraici italiani.
Prendere per un attimo le distanze da un confronto serrato, necessario e appassionante, ma talvolta fortemente soggetto alla febbre dei problemi vivi e immediati, può forse servire a parlare con maggiore serenità di prospettive e di speranze. E guardare lontano, cercare prospettive nuove, segnare i traguardi su cui dovremmo riflettere più a lunga scadenza è precisamente il ruolo degli intellettuali. Tornano così i grandi temi della socialità e della progettualità, le questioni identitarie e il nostro modo di stare assieme, il rapporto fra la gente e i leader politici e spirituali, la maniera di porsi all’interno della società, gli interrogativi di fondo sul nostro ruolo, gli orizzonti lontani, il sogno, forse la speranza ultima e messianica.
Come nel caso di chi porta la responsabilità di reggere le istituzioni dell’ebraismo italiano, e forse ancora di più, anche nel contributo degli intellettuali le risposte sono profondamente diversificate. Le critiche spesso severe, aperte. Le proposte talvolta provocatorie.
La tradizione dell’ebraismo italiano ci ha insegnato a non temere le differenze, ma piuttosto a cercare il modo di distillarle e ricomprenderle in un patrimonio comune di valori e di punti di riferimento. E di utilizzare questo patrimonio di idee e di differenze come la migliore risorsa, la sola possibile tutela cui una minoranza fiera dei propri valori può fare ricorso in una società sempre più complessa, difficile e in rapida evoluzione.
Pagine Ebraiche, dicembre 2010