…tradimento
Una parola riemersa prepotentemente nel lessico politico delle ultime settimane è “tradimento”, termine che negli ultimi anni aveva finito per alludere, banalmente, soprattutto ai tradimenti amorosi, ma che ora ha assunto di nuovo un netto valore politico. Tradimento è il gesto di chi consegna (da “tradere”) al nemico dei segreti, di chi cambia idea o partito politico, di chi cambia religione. Il traditore può così anche definirsi un “rinnegato” (ricordate il rinnegato Kautsky di Lenin?) o un “apostata”, con un senso più fortemente religioso (la Chiesa cattolica ha bruciato gli apostati fino al XVIII secolo, l’Islam li punisce tuttora con la pena di morte, e in genere anche le religioni meno aggressive tendono perlomeno a colpirli con una qualche forma di damnatio memoriae). Traditore è così, nel lessico di chi appartiene al partito dei “traditi”, chi cambia idea, strategia, giudizio. Rinnegati ed apostati sono stati considerati molti degli scrittori e dei pensatori più acuti ed interessanti del XX secolo, e in genere tutti quelli che, dopo aver condiviso l’utopia rivoluzionaria, hanno condannato il regime comunista. Traditore era per gli antisemiti francese Alfred Dreyfus, per i membri dell’OAS in Algeria il generale De Gaulle. La lista si potrebbe allungare all’infinito. E la parola “tradimento” è una di quelle che, con i suoi sinonimi, andrebbe cancellata dal dizionario e dalla storia.